Fondazione Marisa Bellisario

LA RESPONSABILITÀ E IL CORAGGIO DI ANDARE OLTRE IL FALLIMENTO

di Elena Bonetti*

La rottura che si è consumata nei giorni scorsi tra Azione e Italia Viva è un fallimento che la classe dirigente dei due partiti, a cui appartengo, deve riconoscere e di cui deve assumersi la responsabilità. Io voglio farlo anche qui in prima persona in quanto, avendo svolto il ruolo di vicepresidente nella Federazione per rappresentare Italia Viva, mi sento in parte protagonista del fallimento.

Per prima cosa, quindi, chiedo scusa a chi ha creduto in noi e ci ha votato. In particolare mi rivolgo alla comunità Bellisario, di cui ormai mi sento parte, e con cui, durante la campagna elettorale, ho avuto momenti bellissimi di scambio e di confronto, e a cui avevo prospettato la direzione del mio impegno: dare vita ad un progetto politico per una nuova comunità riformista, capace prima di tutto di mediare, come sanno fare i riformisti. E poi di cambiare lo schema del bipolarismo e farlo con un incontro proficuo delle diverse tradizioni liberale e popolare, che da questa ricchezza di tradizioni traesse la capacità di animare un progetto culturale nuovo. Male, malissimo quindi la prima.

Ho già avuto modo di dire che questo non può però diventare un alibi per non vedere che rimane urgente la necessità di questo progetto, perché urgente è rappresentare quei cittadini che non si riconoscono nei due estremi dell’arco parlamentare. I cittadini, ridotti a spettatori attoniti di un desolante show sui social.

Il tema è come fare. Innanzitutto non fermandosi a imputarsi reciprocamente le colpe di quanto è accaduto. È irrispettoso nei confronti di chi a noi, tutti insieme, ha chiesto di farci carico di dare concretezza ai suoi sogni. Di chi si è fidato di noi e con fatica nei territori ha costruito progetti condivisi, dialogo, mediazione. Di tanti giovani a cui abbiamo fatto promesse, che il 25 settembre ci hanno scelti e ci hanno permesso di dire: i giovani hanno premiato il Terzo Polo. Di tante donne che hanno riconosciuto nella nostra proposta l’opportunità per liberare energie fondamentali per tutto il Paese e di farlo da protagoniste. Ed ecco come abbiamo ripagato quella fiducia. Non possiamo tradirla oltre gli errori che già abbiamo fatto. Io non posso farlo.

Ci vorrà tempo, capacità di dialogo e volontà di sintesi. Ci vorrà il coraggio di andare oltre la prospettiva individuale e riaprirsi a un progetto politico che non possiamo noi decretare sia morto. Perché non appartiene a noi: è il sogno che chi ha creduto in noi ci ha affidato chiedendoci di custodirlo, animarlo, rappresentarlo. Insieme e con un po’ di umiltà che manca.

Non si costruisce il centro per superare il bipolarismo partendo da un bipolarismo nel centro. Se la sfida è riunire ciò che è stato diviso nel paese tra destra e sinistra, dobbiamo ripartire dall’essere centro. Con la politica del dialogo, dell’incontro, della sintesi. Perché, e qui cito papa Francesco, che è maestro di umiltà: “La realtà è più importante dell’idea: non si può fare politica con l’ideologia. Il tutto è superiore alla parte, e l’unità è superiore al conflitto”.  n coscienza, non vedo altre vie se non questa. Spero di non essere la sola.

*Vicepresidente di Azione-Italia Viva

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