Fondazione Marisa Bellisario

LA POSSIBILITÀ DI DECIDERE CHE POSTO AVERE NEL MONDO

di Deborah Bergamini*

Quando si parla di parità di genere, c’è un rischio di cui dobbiamo tener conto, cioè che i macromodelli ci portino a perdere di vista i ritardi nel profondo della società. Chiariamo: i macromodelli sono importanti e segnalano notevoli passi avanti compiuti negli ultimi anni. Oggi viviamo in un Paese con un governo guidato da una donna. La Commissione Europea è, anch’essa, presieduta da una donna che si appresta a correre per un secondo mandato. In gran Bretagna nell’arco degli ultimi otto anni abbiamo avuto due donne premier. Negli Stati Uniti è donna la vicepresidente. Ciò testimonia un’evoluzione sul piano culturale, utile a liberare nell’immaginario collettivo la consapevolezza fino a pochi decenni fa inimmaginabile, che una donna possa assumere un ruolo pubblico di grandi responsabilità. Però è solo una parte del tutto. Se guardiamo nel profondo della nostra società, infatti, numerose criticità suggeriscono come molta strada vada ancora compiuta. Lo cogliamo analizzando il primo scatto dell’inclusione sociale, ovvero il passaggio alla scuola al lavoro. Le donne studiano più degli uomini e ottengono risultati migliori. Hanno preminenza anche nei percorsi formativi post laurea. Eppure, esistono ancora gap salariali non certo degni di una società occidentale in cui il concetto della centralità della “persona” non dovrebbe dar luogo a distinzioni. Troviamo ancora tanti, troppi margini di inconciliabilità del ruolo di madre e quello di lavoratrice. Esiste uno squilibrio nell’ambito previdenziale. Un gran numero di uomini, oggi, va in pensione in anzianità contributiva e troppe donne, invece, devono aspettare l’età della pensione di vecchiaia. Perché queste ultime hanno un percorso di lavoro frammentato, costellato da troppi periodi di intermittenza contrattuale.

È la prova della presenza di un nodo che strozza il primo respiro della libertà: la possibilità di decidere che posto avere nel mondo. E di poterlo fare con un trattamento economico dignitoso. Sciogliere questo nodo è un obiettivo che chiama gli attori politici, in maggior misura chi ha la responsabilità di guidare il Paese, a iniziative che abbraccino tutto l’arco del percorso di accesso al lavoro. A partire dall’orientamento educativo. Da lungo tempo constatiamo come le cosiddette “Stem”, materie dell’ambito scientifico, matematico e tecnologico, esercitino ancora un’attrattiva ridotta presso le ragazze e le loro famiglie. Un gap, questo, figlio di uno stereotipo che le vede ancora come appannaggio più adeguato per i maschi. Questo governo e questa maggioranza stanno lavorando per una sensibilizzazione affinché questo pregiudizio sia abbattuto e anche le studentesse acquisiscano quelle competenze che garantiscono maggiore assorbimento nel mercato del lavoro. Poi c’è il secondo step: l’occupazione. La politica può, anche qui, monitorare ed esercitare moral suasion su associazioni datoriali e sindacati affinché nella contrattazione di secondo livello si abbatta ogni margine di disparità e discriminazione. Requisito che consente di arrivare alla pensione con percorsi di lavoro lineari. Ogni aspetto del gap di genere, infatti, può essere affrontato soltanto con una logica di “big society”, la chiamata a raccolta di tutte le forze vive, dalla famiglia, alla scuola, ai corpi intermedi e le associazioni, di cui la politica è soltanto perno, non attore unico. Per comprendere quanto sia importante, basta pensare proprio all’attività della vostra Fondazione, intitolata ad una grande donna d’impresa, Marisa Bellisario. Una Fondazione che, grazie anche all’impegno costante della sua presidente Lella Golfo, ha fornito per la politica base di analisi e ispirazione. La legge di cui Lella Golfo è stata prima firmataria, che impone quote di genere nei CdA delle società quotate, è l’esempio di come un fermento civile possa poi orientare il legislatore nelle sue scelte. Una logica che dobbiamo implementare, per fare in modo che politica e mondo associativo concorrano, tutte insieme, al raggiungimento del bene comune.

*Deputata della Repubblica

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