Fondazione Marisa Bellisario

IL VALORE DELLE UMANE IMPERFEZIONI

di Valentina Ambrosio*

Come ogni mamma che si rispetti di un bambino in età scolare, sono stata tempestivamente inserita nell’ennesima chat telefonica dove vengono scambiate informazioni più o meno concretamente utili alla gestione dei propri figli. Tra le numerose comunicazioni ricevute un giorno leggo qualcosa di diverso. Un piccolo componimento che parlava della primavera. A una prima lettura ho capito che di sicuro non poteva essere un testo scritto da una persona adulta però c’era qualcosa di “strano” in quello che leggevo. Si parlava di profumi, di colori, di giochi ma tutto era rappresentato con estrema “precisione”, sembrava quasi che qualcuno avesse cercato i termini semplici che un bambino utilizzerebbe nella descrizione per poi costruire adeguatamente un testo, forzandone elementi che nell’immaginario collettivo potevano associarsi alla scrittura di uno studente delle elementari.

Ebbene si. Una mamma aveva chiesto all’IA di scrivere un tema sulla primavera come fosse un bambino di 6 anni.

Le mie sensazioni non erano sbagliate. Dopo qualche minuto di riflessione ho dedicato buona parte della giornata a informarmi ancora di più sulle concrete applicazioni dell’I.A.

Dal mio approfondimento ho potuto evidenziare, e non nascondo il mio stupore, che, al di là delle innumerevoli applicazioni dell’IA in settori in cui effettivamente il suo supporto determina enormi benefici per il genere umano, la facilità di accesso a questo strumento, concessa, oramai, di fatto a tutti, sta, come spesso accade, determinando un uso, al limite con l’abuso e a tratti discutibile.

Ho scoperto che per la redazione di articoli o approfondimenti, soprattutto destinati al grande pubblico, ci si avvale dell’ausilio dell’IA.

Ho scoperto che per la creazione di messaggi pubblicitari o campagne promozionali destinate anche ai più comuni canali social in uso, ci si avvale dell’IA.

E se fino a qui ho anche compreso che l’utilizzo dell’IA riesce a far risparmiare “tempo” in ragione della necessità di una comunicazione sempre più veloce ed efficace, ammetto di essere rimasta decisamente colpita dall’uso dell’IA anche in un settore in cui, a mio avviso, la creatività, quella che dovrebbe essere di esclusivo appannaggio del genere umano, non dovrebbe in alcun modo essere alterata.

Ho scoperto, infatti, che si ricorre all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale anche per la redazione di libri, per la creazione di immagini, disegni e addirittura per la scrittura di brani musicali destinati anche alla discografia nazionale e internazionale.

Mi sono soffermata proprio su questo aspetto comprendendo che l’IA è perfettamente in grado di fornire indicazioni precise su quello che possa essere percepito come “gradito” dal pubblico di riferimento.

Analizzando con una maggiore attenzione le tante forme di comunicazione che quotidianamente ci coinvolgono mi sono però resa conto che le immagini utilizzate effettivamente si somigliano molto, che le impostazioni di scrittura dei testi esaminati hanno tutte qualcosa che le accomuna, che anche le canzoni maggiormente trasmesse nelle radio nazionali e non, alla fine, sembrano avere un comune denominatore.

La risposta istintivamente che mi sono data è che “questo è quello che piace alle persone” o comunque “questo è il modo evidentemente più efficace di comunicare alla gente”.

Riflettendo però mi sono anche accorta di quanto ciò che ascoltiamo e ciò che vediamo condizioni inevitabilmente proprio i nostri gusti. Così mi sono posta questa domanda: considerando che oramai sono anni che le informazioni, di qualsiasi natura esse siano, sono frutto di una stretta collaborazione tra l’intelligenza umana e artificiale, quelli che definiamo “i nostri gusti” sono davvero “nostri”? Oppure, più o meno involontariamente, oramai riteniamo gradevole guarda caso proprio ciò che ci viene fornito da ogni direzione, in un pacchetto così ben infiocchettato da non metterci neanche nella condizione di pensare che possa non piacerci? E allora mi chiedo se siamo davvero noi a scegliere o se, nella realtà, l’essere umano per le sue straordinarie caratteristiche di adattamento, si stia automaticamente allineando con quello che in qualche modo sono altri a ritenere giusto, corretto e gradevole.

Di sicuro ogni innovazione porta con sé un miglioramento ma non dobbiamo mai dimenticare che non c’è cosa più bella del suono del battito del cuore che accelera improvvisamente per un’emozione vera e inaspettata.

E queste sono cose che solo l’essere umano, con le sue meravigliose imperfezioni, i suoi tempi incerti, i suoi gusti in continua evoluzione, è in grado davvero di realizzare.

*Avvocato e musicista

 

Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top