Fondazione Marisa Bellisario

IL PARADOSSO TRUMP

di Margherita Boniver*

In genere tutto quello che riguarda Trump scivola nel paradosso, e anche i riflessi della sua incriminazione lo confermano.
Sarà la base stessa delle accuse “Zombi”, quei 34 capi di accusa che partono dall’uso di “hush money” in 3 casi e che sfociano (addirittura ) nell’accusa di “cospirazione” per distorcere il risultato elettorale a sembrare fragili. Fatto è che processare un ex presidente americano è inedito anche se le procedure sono previste per il 2024 in coincidenza col nuovo voto presidenziale. Il paradosso continua, perché se per ipotesi The Donald finisse in carcere potrebbe comunque essere ri-eletto. Tutte questioni che riguardano le guarentigie americane e per di più un presidente sopravvissuto a due impeachments.

Ma se è una ‘prima volta’ per gli USA, molte democrazie consolidate come Francia, Israele, Brasile, Corea del Sud, le prime che vengono in mente ma la lista è più lunga, hanno visto i loro Capi di stato o primi ministri messi sul banco degli accusati. Per non dimenticare il caso italiano, con ben sei presidenti del Consiglio – Craxi, Andreotti, Forlani, Goria, Berlusconi e Renzi – nel vortice giudiziario, e Francesco Cossiga sotto procedura di impeachment (persa) voluta dal PCI.

Certo è che oggi le chances di Trump di vincere le primarie repubblicane sono risalite gagliarde, vuoi perché la base del trumpismo è ancora solidamente al suo fianco, perché verosimilmente non verrà incriminato per l’assalto al Congresso del 6 gennaio di due anni fa, e poi dopo l’annuncio semi-formale della ricandidatura di Sleepy Joe, si troverebbe ad affrontare un Biden 82enne.

Queste sono solo ipotesi ovvio, tutto si può ribaltare in democrazia, ma il paradosso fa capolino dietro l’angolo.

*già Ministra

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