Fondazione Marisa Bellisario

DALL’UE ALLE REGIONI, LA SICUREZZA DELLE DONNE SIA PRIORITÀ

di Luisa Regimenti*

Tutti hanno il diritto di vivere una vita libera dalla violenza. Ma per le donne la strada resta in salita: la violenza di genere è in aumento in tutto il mondo e l’Europa e l’Italia non fanno eccezione. Nel nostro Paese, secondo i dati Istat, il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, con le forme più gravi di violenza esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Ogni giorno, basta accendere il telegiornale o leggere dispacci di agenzia per capire quanto il fenomeno sia diffuso: “Botte a moglie incinta perché ritiri denuncia”, “Molesta ex fidanzata, ammonimento del Questore”, “Calci e pugni alla madre per soldi” sono solo alcuni degli ultimi episodi che si susseguono in un triste bollettino che genera indignazione e a cui non possiamo e non vogliamo abituarci. Restano i numeri, drammatici, a cui non si può sfuggire: nel 2022 sono state 125 le donne uccise, ben 103 gli omicidi in ambito familiare, 61 per mano del partner o ex partner, 34 da un genitore o da un figlio. Le Istituzioni ad ogni livello devono continuare ad investire in questa battaglia, indagarne le cause, implementare le norme e gli strumenti di prevenzione, proteggere e sostenere le donne che denunciano, sensibilizzare i cittadini.

Penso, in primis, al ruolo che possono svolgere le istituzioni comunitarie: nel mio impegno al Parlamento europeo ho dedicato gran parte della mia attività proprio a promuovere una legislazione UE che rafforzasse le tutele delle donne. Un importante segnale è arrivato l’8 marzo 2022 dalla Commissione europea che ha proposto una nuova direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica: mira a garantire in tutta l’UE un livello di protezione minimo e in parte recepisce le richieste contenute in una risoluzione di cui sono stata relatrice. La presente proposta stabilirà norme minime che andranno a rafforzare le azioni intraprese dagli Stati membri nei settori della prevenzione, della protezione e dell’assistenza alle vittime, dell’accesso alla giustizia e del coordinamento. Si tratta di un “ombrello” europeo che sicuramente rafforzerà le legislazioni degli Stati membri a difesa della tutela e della dignità delle donne.

Ma se è vero che la violenza domestica è la più insidiosa e la più diffusa minaccia alla sicurezza delle donne, non bisogna dimenticare l’altra priorità che riguarda le nostre città: stazioni ferroviarie, strade di periferia, parchi devono tornare ad essere ‘luoghi per donne’. Per questo, da Assessore al Personale, Polizia locale, Sicurezza urbana ed Enti locali della Regione Lazio ho intenzione di mettere in campo ogni iniziativa utile affinchè non sia la paura il sentimento prevalente delle donne che vivono in città. Dobbiamo valutare ogni strumento utile per riconsegnare alle donne i nostri spazi urbani: sfruttare i progressi della tecnologia potenziando l’uso delle telecamere e della videosorveglianza a disposizione delle forze dell’Ordine, mappare le zone a rischio come possono essere le aree in prossimità delle stazioni ferroviarie, le zone isolate e le fermate degli autobus, garantire servizi come quello dei “taxi rosa”, per consentire alle donne di uscire in sicurezza nelle ore serali. Creare, cioè, un sistema che possa offrire reali garanzie di sicurezza per tutti i cittadini e in particolare per le donne. Perché non bisogna mai dimenticare che sicurezza equivale a libertà.

*Assessore Personale, Polizia locale, Enti locali, Sicurezza urbana Regione Lazio

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