Fondazione Marisa Bellisario

I DIVERSI SUD

A cura della Delegazione Puglia della Fondazione Marisa Bellisario

L’Italia del Sud si chiama anche Mezzogiorno perché viene preso come riferimento l’ora in cui si trova il Sole nella sua culminazione superiore, nei confronti di chi si trova nell’emisfero settentrionale. Questa denominazione del meridione d’Italia indicherebbe così un punto di osservazione unico sulla linea del sole invece se osserviamo meglio vediamo il Mezzogiorno non è proprio tutto uguale. In verità esistono diversi Sud.

Ogni regione anche per motivi legati alla specificità costituzionale – come la sanità, il turismo, la cultura, la spesa dei fondi comunitari, la densità demografica mista allo spopolamento specialmente nei piccoli borghi data la carenza sistemica assenza di servizi – porta a una valutazione oggettiva e soggettiva per cui è evidente che esiste un Mezzogiorno più sviluppato in alcune aree e molto meno in altre. Questa differenza si declina inevitabilmente sia sul fattore occupazionale nonchè sul fattore crescita. Dati alla mano mancano per carenza di formazione ma soprattutto in maniera ancor più grave la mancata presentazione dei giovani ai colloqui di lavoro. Insomma molto spesso le aziende fanno recruting ma nella maggior parte dei casi o mancano le figure ricercate o addirittura nessuno presenta la propria candidatura anche lì dove si offrono posti di lavoro per persone senza  ompetenze specifiche e con un titolo di studio molto basso.

Questo effetto lo si evidenzia soprattutto ora post e durante la pandemia. La resilienza alla crisi pandemica non è stata omogenea. Forse perché manca un disegno di politica industriale che metta a frutto il posizionamento strategico del Paese nel Mediterraneo sfruttando la posizione geografica del meridione d’Italia che in realtà rappresenta il meridione d’Europa.

L’occupazione, se da un lato sembra in crescita dall’altro sembra stagnante. Le offerte sono sempre più orientate alla ricerca di figure con competenze digitali, di più facile reperimento al Nord Italia, anche se i giovani meridionali migrano non più al settentrione ma in altri Paesi. Un dato è certo, le aziende oggi non tendono più a essere grandi sul mercato ma hanno capito che per essere competitive bisogna essere veloci, facendo di questo il proprio asset strategico.

Il bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, ha evidenziato come in alcuni settori merceologici, quelli più vocati allexport – come la meccatronica, la metallurgia, il sistema moda, l’agroalimentare e l’edilizia – sono le aree merceologiche in crescita ma che tuttavia non trovano addetti da inserire nel proprio organico. Basti pensare che solo nel sistema moda da qui ai prossimi anni in tutta Europa saranno ricercate circa 300mila nuove unità da inserire nella filiera.

Allora cosa stiamo sbagliando? Mancano le politiche economiche e un piano industriale o va prima fatta un’analisi seria dei diversi Sud per poter applicare quei principi di solidarietà che l’Europa propone affinchè un Paese possa essere portato a livello degli altri paesi europei e questo perché non è replicabile al meridione d’Europa, il nostro Mezzogiorno?

3 commenti su “I DIVERSI SUD”

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