Fondazione Marisa Bellisario

IL METODO DEMOCRATICO

di Tiziana Serrani*

Trascorsi ormai 70 anni dal dibattito in Assemblea Costituente conclusosi con l’approvazione della (per vero laconica) formulazione dell’art. 49 – “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” –, torna oggi attuale la questione della necessità che i partiti siano democratici al loro interno (cosicché possano parimenti trasfondere indirizzo democratico nell’ambito della vita politica del paese, come sostenuto in quella sede da Aldo Moro).

Allora, infatti, fu ritenuto prioritario, oltre che ammettere – contrariamente all’esperienza fascista del partito unico – una pluralità di partiti, lasciare a essi la massima flessibilità di organizzazione, in modo tale che tutti i cittadini e ogni istanza sociale potessero crearsi o trovare il proprio spazio politico costituendosi in partito.

L’esperienza ha, tuttavia, dimostrato che tale scelta ha comportato effetti distorsivi tanto nei rapporti esterni tra partiti e ordinamento che nei rapporti interni tra partiti e loro associati.

Più in generale, perché ciò non accade solo in Italia, nel secolo scorso, i partiti erano considerati l’istituzione per eccellenza della democrazia rappresentativa, in quanto capaci di elaborare, aggregare e veicolare nell’ordinamento gli interessi della società. Oggi, invece, è drasticamente crollato il numero degli iscritti, aumentato l’astensionismo – alle ultime elezioni politiche 18 milioni di italiani non hanno votato – e il consenso è estremamente volatile.

La scarsa democrazia interna ai partiti contribuisce alla disaffezione alla partecipazione alla vita politica nonché, almeno per larga parte, allo scarso numero di donne nelle posizioni di rilievo. Gli Statuti sono spesso inadeguati o completamente derogati. Cosi come trasparenza su tesseramento, gestione delle risorse, incompatibilità e ricambio dei dirigenti, sono non di rado trascurati.

C’è dunque bisogno di regole, che sviluppino le premesse poste dall’art. 49 Cost. con l’espresso riferimento al “metodo democratico”.

Base Italia ha deciso di dedicare il 2023 proprio alle regole della democrazia, ovunque in crisi. Numerose sono le iniziative assunte anche con il mio contributo. In particolare, la formula scelta per affrontare questo tema e per stimolare un proficuo dibattito è quella di un momento di formazione: una Scuola di Politica, intergenerazionale, aperta ad associati, Amici e, comunque, interessati a confrontarsi. Una sessione di 3 giorni, in presenza, a Cattolica, dal 5 al 7 maggio, alla quale parteciperanno, il Professor Sabino Cassese, il costituzionalista Francesco Clementi dell’Università Sapienza, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, i politologi e docenti Costanza Hermaninn e Antonio Floridia, i giornalisti Valeria Manieri e Alessandro Barbano nonché – per discutere la proposta di un patto per il rinnovamento della politica – Marco Bentivogli, Pierluigi Castagnetti, Simona Bonafé, Elena Bonetti ed Enrico Morando. Il tutto condotto da Giancarlo Loquenzi. Inoltre, gli stessi temi saranno discussi da numerosi ragazze e ai ragazzi, in un momento a loro riservato e condotto da Riccardo Haupt e Alessandro Tommasi di Will_Ita.

*Avvocato, Partner Bussoletti Nuzzo & Associati

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