di Annamaria Terremoto*
La questione delle pari opportunità rimane tema centrale e importante per Italia e Francia. Due Paesi che condividono la stessa visione tra battaglie concrete e politiche di promozione per la parità di genere. Obiettivo: intraprendere insieme strategie efficaci sull’empowerment femminile.
Un confronto tra legislazioni italiane e francesi arriva in Senato su iniziativa di Piero Fassino, Presidente dell’Unione Interparlamentare Italia-Francia. È proprio Fassino, in apertura del seminario, a definire i due Paesi “complementari”, con tanti interessi in comune e con rapporti che si sono intensificati sempre più.
Ospite d’eccezione Marie-Pierre Rixain, la parlamentare francese, che ha seguito in particolare la legislazione di genere, pronta a spiegare «come i diritti delle donne possano crescere nei nostri Paesi e quali sinergie si potrebbero innescare per avviare quel processo di democrazia paritaria». È una lunga stagione di battaglie – ha detto Rixian – in Francia le donne sono il 52% della popolazione. «Il potere delle donne passa attraverso il lavoro, reddito, formazione, materie STEM. E non è tutto -continua la parlamentare francese – indispensabile è la certificazione di parità di genere e l’introduzione di assegno unico universale per le donne. Non basta combattere, bisogna riscrivere le regole del gioco, non abbiamo ancora infranto il tetto di cristallo». Di qui il riferimento alla legge Golfo-Mosca che a parere di Rixian «ha fatto molto per l’Italia».
Tutte d’accordo sull’importanza della legge e l’inclusione di genere del nostro Paese, dalla vicepresidente del Senato Anna Rossomando, alle parlamentari Deborah Bergamini, Elena Bonetti, Marianna Madia. Una norma che ha fatto volare la percentuale di donne oltre il 42 % ponendo l’Italia fra i primi Paesi al mondo.
Lella Golfo Presidente della Fondazione Bellisario, fiera della sua legge, ha ricordato «come sia stata molto ostacolata e poi finalmente approvata». Una profonda rivoluzione – ha detto Lella Golfo – sottolineando l’importanza della certificazione di genere, altro strumento per sensibilizzare le aziende alla parità. «Non partiamo da zero, siamo a metà del percorso; ora dobbiamo vigilare, stare attenti, continuare a lottare per cambiare quella cultura aziendale portando più donne ai vertici delle aziende». E parlando della Fondazione Marisa Bellisario, che quest’anno ha festeggiato 35 anni di attività alla presenza del Capo dello Stato Mattarella, Lella Golfo la definisce da sempre «un laboratorio di idee, di progetti, di strategie per costruire una società più giusta».
E nel confronto bipartisan, Alessia Mosca cofirmataria della legge, precisa che in Italia «il primo problema è l’occupazione femminile; la legge è stata una rivoluzione, ma non basta una norma a scardinare rigidità diffuse. Ancora c’è una disparità di genere, una sorta di rifiuto per bloccare l’evoluzione dei diritti delle donne; il cammino è ancora lungo». Sulla stessa linea Paola Mascaro, G20 Empower, che spiega: «ci sono 150 buone pratiche per realizzare il cambiamento che passa attraverso l’impegno integrato tra imprese, istituzioni, scuola. Al ritmo attuale occorreranno ancora tanti anni per una piena parità di genere».
*Giornalista