Fondazione Marisa Bellisario

E ALLA FINE LASCIATEMI GUARDARE GREASE

18di Simonetta Murolo

Sono anni che se ne parla, decenni, ormai. L’emancipazione femminile va sostenuta su due fronti: l’acquisizione della consapevolezza da parte delle donne, da una parte, e l’abbattimento delle barriere di genere da parte della società contemporanea, dall’altra.

Tanto si è detto, altrettanto si è scritto, a volte con garbo, altre con prepotenza.

Di fatto, a volte è lo scoramento a prendere il sopravvento, a sottolineare come la salita sia ancora ripida, e lunga; che spesso siamo noi donne stesse a scongiurare il progresso, ad avallare comportamenti che screditano i traguardi sin qui raggiunti: dimentiche di un passato di soprusi e minacce, ci ancoriamo a pacchetti di consuetudini che ci confortano, perché conosciuti, e tacciamo caparbiamente di estremizzazioni osservazioni assolutamente palesi.

Così mi è capitato di assistere, a proposito di un articolo che svelava la natura sessista e misogina del film cult degli anni 70 “Grease”, a un vero e proprio movimento spontaneo contro le affermazioni in esso contenute.

I fatti sono semplici: quello che per gli adolescenti degli anni 80-90 è stato un cult movie indiscusso, mandato in onda durante le vacanze natalizie dall’emittente inglese BBC1, ha rivelato che per i giovani inglesi di oggi, non è altrettanto. Le critiche? Nell’occhio del mirino sono rientrati l’evoluzione di Sandy, da brava ragazza a pin-up di nera pelle vestita; Putzie che sfacciatamente si sdraia sul pavimento per guardare sotto le gonne di due studentesse; la richiesta del preside, la sera del ballo, di evitare di formare coppie dello stesso sesso, e finanche una frase della celebre canzone “Summer Nights: Tell me more, tell me more, did she put up a fight?” (traduzione: Dimmi di più, dimmi di più, lei ha lottato?), passaggio interpretato come possibile incitamento allo stupro o comunque alla normalizzazione della violenza sessuale.

I social sono insorti: Grease non si tocca!

Ora: è giusto difendere la propria confort-zone, è naturale, per noi donne assai più che per gli uomini, funzione e servigio della nostra indole genitoriale propensa all’accudimento della prole. Tuttavia, sarebbe corretto che acquisissimo quella grande capacità (che in fondo non ci manca) di interpretare sempre nel modo migliore i fatti.

Grease è indubbiamente il film cult della nostra adolescenza, la storia d’amore a lieto fine, degna erede del caro vecchio Orgoglio e Pregiudizio. E Danny Zucco è diretto discendente di Mr. Darcy, il bello e tenebroso, altero e introverso, a tratti superficiale, che per amore di Elizabeth scende a patti con se stesso, rivede i propri principi e svela la propria vena romantica, che negli anni ‘50 si tinge di nero, e diventa bad boy. Ed è anche il padre dell’oggi più famoso (per le nostre figlie) Hardin Scott protagonista di After. E tutti questi rappresentano ciascuno uno stereotipo del proprio periodo. E così vanno letti, guardati, interpretati, ed anche amati, che così era nelle volontà di Jane Austin, Jim Jacobs e Warren Casey ed Anna Todd.

Ed è perciò che possiamo continuare ad amare Grease, a sognare abbracciate al cuscino gli occhi vispi e irridenti di John Travolta.

Ma.

Ma dobbiamo essere brave a canalizzare il messaggio, soprattutto quando condividiamo questi momenti con le nostre figlie e figli, perché di messaggi negativi intorno a noi ne pullulano assai davvero, e si mescolano tra loro: quelli ereditati da un passato prossimo che ancora nascondeva e non voleva svelare le misoginie e i limiti di un sistema maschilista per definizione, e i nuovi generati dal nostro presente.

Per cui, senza scadere in messaggi preconfezionati, occorre che alle nostre figlie ed ai nostri figli forniamo gli strumenti per prendere le distanze da una società distorta che affonda le sue radici assai in là nel tempo. Dobbiamo insegnare loro l’arte del rispetto della donna e dei sentimenti delle diversità e delle minoranze. Dobbiamo trovare la chiave per aprire lo scrigno della loro sensibilità, e lasciare che acquisiscano la consapevolezza che alcuni termini non possano essere più usati e che alcuni comportamenti è ormai ora che si perdano, relegati esclusivamente alle pellicole sbiadite di vecchi film romantici e di costume.

E così alla fine rimarremo liberi di guardare ancora una volta Grease, conservandone la magia della prima volta.

6 commenti su “E ALLA FINE LASCIATEMI GUARDARE GREASE”

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