di Barbara Capponi*
Porterò sempre nel cuore e nella mente il regalo che ci ha fatto Lella Golfo raccontandoci con lo sguardo intenso e fiero, di quando lei ragazzina abitante in un piccolo centro calabrese, saltava la scuola per dedicare le sue energie, la sua passione e la sua intelligenza alla difesa dei diritti delle raccoglitrici di olive e gelsominaie della sua zona. Un’immagine potente ed emblematica di un impegno sociale a cui ha dedicato un’intera vita.
È con grande piacere che ho accettato l’invito della Fondazione Marisa Bellisario a moderare i due incontri organizzati ad Ascoli Piceno e Macerata nell’ultimo weekend di marzo. In primis è stato un onore condividere due giornate con la Presidente Golfo, a cui tutte noi donne siamo un po’ debitrici per il suo impegno costante negli anni, per le sue intuizioni, per il suo coraggio e caparbietà con cui ha tracciato in maniera concreta e senza sosta, il percorso verso l’affermazione e il riconoscimento della parità di genere a cominciare dalla legge 120 del 2011, una norma epocale che ha fatto scuola e diventata un modello per l’Europa.
E poi permettetemi la nota personale, è stata anche l’occasione per tornare nella terra dove sono nata e cresciuta, le mie adorate Marche, e non vi nascondo l’emozione nel varcare la soglia di ingresso dell’Università di Macerata dove mi sono laureata in Giurisprudenza e ripensare che già in quegli anni, animata dalla passione per il giornalismo, era anche iniziata la mia formazione o meglio lunga “gavetta” fatta di collaborazioni con i quotidiani e tv locali. Un bagaglio di esperienze preziosissime per imparare sul campo quella che poi (messo nel cassetto il titolo di avvocata), sarebbe diventata la mia professione.
Il libro al centro degli incontri “Donne che fanno la differenza”, è stato lo spunto per ripercorrere le tappe dei 35 anni di storia della Fondazione e del Premio Marisa Bellisario, nato per ricordare una figura di donna che ancora oggi rappresenta un’icona, il simbolo della parità realizzata, la prima donna manager italiana, Amministratrice Delegata dell’Italtel . Ma è stata anche l’occasione per fare un focus sull’attualità e sulle difficoltà che ancora oggi ci sono, nonostante i tanti risultati importanti raggiunti perché la strada da percorrere è ancora lunga.
Ridurre le disuguaglianze di genere negli ultimi anni è diventata una priorità delle agende globali, perché è un obiettivo non solo di crescita sociale ma anche di sviluppo economico, con la consapevolezza supportata dai dati dell’Ocse, Fondo Monetario, Bankitalia che, l’emporwement femminile aiuta la crescita economica del Paese e delle imprese e questo Lella Golfo l’aveva intuito sin da quando era ragazza.
Nella sua attività, centrale è stata ed è tuttora la valorizzazione del talento femminile in tutte le sue declinazioni. Piu di 600 le donne che hanno ricevuto la Mela d’Oro del Premio Bellisario. Tra queste anche Cinzia Pennesi, direttrice d’orchestra e referente della Fondazione per le Marche alla quale mi lega da molto tempo una profonda amicizia. Con la stessa determinazione ed eleganza con cui la vediamo dirigere sul podio nei teatri più importanti del mondo, Cinzia ha sottolineato quanto sia vero il dato che sono ancora poche le donne in questo ruolo rispetto agli uomini, aggiungendo però che nel passato anche nella musica colta ci sono state tante protagoniste di altissimo livello come compositrici o direttrici ma la narrazione è stata oscurata dagli stereotipi e pregiudizi. Per Ninfa Contigiani, docente di storia della legislazione sociale all’Università di Macerata, intervenuta all’incontro, c’è ancora oggi una zavorra culturale che spinge le donne sempre negli stessi ambiti lavorativi, tipicamente femminili . «Da donne quindi – ha spiegato – dovremmo accogliere l’idea di metterci in gioco di più in quegli spazi che per secoli ci sono stati vietati anche per legge». Anche in questa direzione l’impegno della Fondazione Marisa Bellisario ha avuto un ruolo di primo piano. «I primi anni – racconta sorridendo Lella Golfo – era difficile assegnare il premio perché erano poche le donne nelle posizioni di vertice, oggi è complicato per il motivo opposto : ce ne sono tantissime e sull’eccellenza femminile in ogni campo abbiamo l’imbarazzo della scelta!».
*Giornalista e conduttrice Tg1