La creatività femminile alla Biennale d’arte di Venezia curata per la prima volta da una donna italiana
di Annamaria Terremoto*
È il trionfo dell’arte al femminile alla Biennale di Venezia, curata per la prima volta da una donna italiana Cecilia Alemani. È lei a dare un’impronta di genere a questa 59ma edizione, che torna dopo tre anni. Su 213 presenze provenienti da 58 Paesi, le artiste sono 191 (di cui 26 italiane) e 22 gli artisti, per la prima volta in minoranza.
È una inversione di tendenza: l’80% della presenze alla kermesse artistica tra le più importanti del mondo, è femminile. 1400 tra opere e installazioni, 79 i padiglioni, in un’edizione che secondo gli esperti sarà in grado di stupire tutti.
Una Biennale, dunque, che vuole ripartire, con tanta voglia di normalità e di ottimismo, nonostante la difficile situazione della guerra e dell’eccezionalità del momento. Sino al 27 novembre la Biennale d’arte si tingerà “di rosa” con tante donne protagoniste del panorama artistico internazionale. È la ricollocazione della creatività femminile al centro dei processi artistici.
Il titolo della rassegna è tutto poetico: “ l latte dei sogni , dal libro per bambini della pittrice surrealista Leonora Carrington (1917-2001) che negli anni Cinquanta immagina e illustra favole misteriose descrivendo un mondo magico nel quale la vita è sempre reinventata. E la mostra per Cecilia Alemani non è altro che «un percorso basato sulla rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi, la relazione tra individui e tecnologie, i legami tra i corpi e la terra». Un insieme di voci che raccontano storie parallele di dialogo, di riscatto, di emancipazione. Non senza interrogarsi sul nostro momento storico, sui miti del tempo che viviamo.
Sulla scena, accanto a nomi consolidati, tante artiste poco conosciute che non erano mai riuscite a imporsi in maniera considerevole. Presenze da tutte le latitudini con un’offerta culturale ampia e plurale accomunata da forme e linguaggi che si interrogano su come sta cambiando il mondo, le sue mutazioni interne ed esterne.
Per Cecilia Alemani questa sua Biennale dovrebbe essere ricordata come «la mostra della rinascita», in cui le donne sono finalmente protagoniste di un mondo in continuo mutamento.
*Giornalista
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