Fondazione Marisa Bellisario

Susan Rice, una cowboy per Obama Chi è l’ambasciatrice Usa all’Onu in pole per la segreteria di Stato. Il Gop l’attacca. Ma al presidente piace la sua grinta.

Non adatta al ruolo di segretario di Stato degli Usa. Il giudizio su Susan Rice, attuale ambasciatrice americana all’Onu e in lizza per sostituire Hillary Clinton nell’imminente rimpasto di governo per il secondo governo di Barack Obama, è tranchant. E arriva, con attacchi molto duri, da più fronti.
Prima sono stati i repubblicani, poi ci si è messa anche la stampa. Se la destra americana accusa Rice per il ruolo avuto nella crisi di Bengasi, il Financial Times – quotidiano britannico molto ascoltato a tutte le latitudini – ha affermato che «non ha la statura politica necessaria per essere il capo della diplomazia del Paese».
SU BENGASI L’ATTACCO DEL GOP. L’accerchiamento è iniziato con una lettera di protesta scritta al presidente Usa, nella quale circa 100 deputati del Grand old party (Gop) si dichiarano «molto preoccupati».
Rice è attaccata dai repubblicani per le dichiarazioni rese qualche giorno dopo l’attentato dell’11 settembre al consolato Usa di Bengasi. Ospite in un programma televisivo, insistette infatti sulla tesi, rivelatasi poi infondata, secondo cui la tragedia fosse scaturita da una sommossa «spontanea» contro un video blasfemo anti Islam.
Parole poi usate dai repubblicani per accusare l’amministrazione Obama di aver minimizzato il carattere terroristico dell’attacco, in realtà opera di un gruppo legato ad al Qaeda.
LA SMENTITA DI PETRAEUS. Rice si è giustificata dicendo che, al momento, era quella l’indicazione contenuta nelle informative dell’intelligence. Ma è stata smentita dal generale David Petraeus.
L’ex direttore della Cia, testimoniando a porte chiuse davanti al Congresso, ha confermato che fin dal primo istante era stato evidenziato come l’attacco fosse riconducibile all’azione di terroristi. Quest’informazione era stata però edulcorata da altre agenzie di intelligence.
Insomma, una vicenda torbida, per di più mescolatasi al sex gate che ha costretto alle dimissioni Petraeus, e in cui oggi tutti cercano di salvare la faccia. E la carriera.

Lanciata da Clinton negli Anni 90 grazie al supporto di Albright

 

Rice divenne un funzionario del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Usa sotto Bill Clinton, negli Anni 90. Poi, con Obama al potere, fu la più giovane donna – nonché la prima di colore – a ricoprire il ruolo di ambasciatrice Usa all’Onu: una carriera formidabile.
Figlia di Emmet Rice, membro del Consiglio dei governatori della Federal reserve, venne raccomandata come assistente della segreteria di Stato nientemeno che da Madeleine Albright, segretario di Stato dal 1997 al 2001 e amica di famiglia.
«Abbiamo viaggiato spesso insieme e prendevo i suoi consigli molto seriamente», ha dichiarato Albright, che è stata anche ambasciatrice all’Onu dal 1993 al 1997, «penso che sia una delle persone più preparate nelle questioni di sicurezza nazionale».
NON GODE DI SIMPATIE NELL’ONU. Nonostante agganci e curriculum di ferro, Rice suscita molte antipatie. E non sono di certo dovute a qualche intervista televisiva.
In privato, i diplomatici del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si lamentano delle tattiche di negoziazione aggressive usate dalla donna. La descrivono come «poco diplomatica» e «a volte piuttosto maleducata». Addirittura la accusano di usare un linguaggio un po’ troppo «schietto» e «brusco».
Di lei, a porte chiuse, si dice che «ha un atteggiamento un po’ da cowboy e la tendenza a trattare gli altri Paesi come semplici ausiliari degli Usa».
SCONTRO CON L’AMBASCIATORE RUSSO. Rice non ha nemmeno le simpatie dell’ambasciatore russo Vitaly Churkin, uno che, come lei, è noto per lo stile poco affettato.
Dopo che la donna definì la richiesta russa di un’indagine sulle morti di civili causate dalla Nato in Libia uno stratagemma «fasullo», Churkin la attaccò. «Questo vocabolario fatto di imprecazioni alla Stanford dovrebbe essere sostituito da qualcosa di più vittoriano, perché di certo non è questo il linguaggio con il quale intendiamo discutere i problemi con i nostri partner nel Consiglio di sicurezza», disse Churkin, prendendosi gioco degli studi di Rice a Stanford.

L’attacco degli attivisti per i diritti umani sul Ruanda

Ma la lista degli oppositori di Rice non si ferma qui. Di recente con lei se la sono presa anche alcuni attivisti per i diritti umani.
Le critiche riguardano il comportamento tenuto sulla questione del Ruanda.
Rice ha iniziato a occuparsi del Paese dell’Africa orientale nel 1990, quando era un funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, responsabile delle organizzazioni internazionali e delle missioni di peacekeeping.
All’epoca balzò agli occhi la loro incapacità, insieme con quella del presidente Clinton e delle Nazioni unite, di intervenire per fermare il genocidio nel 1994.
LE ACCUSE DI SOSTEGNO AL M23. A distanza di quasi 20 anni, Rice è accusata di proteggere il presidente ruandese Paul Kagame che, secondo esperti dell’Onu, sta supportando il movimento di ribelli del Congo noto come Movimento 23 marzo (M23), sospettato di uccisioni di massa, violenze e altre atrocità.
Buon ultimo è arrivato il Financial Times con un editoriale in cui ha sottolineato che il ruolo attualmente di Clinton in passato è stato ricoperto da giganti della scena politica americana, come James Baker e George Shultz. E così dovrebbe continuare a essere.
OBAMA DIETRO LE SCELTE DI SUSAN. Tuttavia, nonostante gli attacchi, Rice – che vive a Washington con i figli e il marito, un membro del gabinetto di Obama – ha un vantaggio evidente: un rapporto di ferro con il presidente.
Le delegazioni degli altri Paesi sanno che, quando prende posizione su un argomento, dietro quella decisione c’è quasi sicuramente Obama.
Molti inoltre sostengono che Rice abbia contribuito a riparare l’immagine degli Usa all’Onu, danneggiata dalle critiche mosse all’organizzazione dall’ex presidente George W. Bush. Affondarla non sarà facile. Ma se gli avversari ci riuscissero, di certo colpirebbero al cuore il presidente.

Fonte: Lettera43, 27 Novembre 2012

 

7 commenti su “Susan Rice, una cowboy per Obama Chi è l’ambasciatrice Usa all’Onu in pole per la segreteria di Stato. Il Gop l’attacca. Ma al presidente piace la sua grinta.”

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