Da quando Aung San Suu Kyi è entrata ufficialmente nella politica birmana,ha scritto Time, la sua immagine ha cominciato ad offuscarsi. Negli ultimi due decenni di duri arresti domiciliari, la “Signora “ era diventata per il mondo un’icona democratica ma da quando è parlamentare e dialoga con il Governo, la percezione del popolo nei suoi confronti sta cambiando. Ad esempio, lo scorso marzo centinaia di persone l’hanno contestata per aver dato il suo appoggio a una discussa miniera di rame finanziata dalla Cina ma lei, intellettuale rigorosa, non ha cercato di fingere addolcendo la sua posizione:” quando è in gioco un bene più grande dobbiamo mettere in secondo piano i nostri desideri” ha replicato. Tuttavia la maggioranza dei birmani continua a considerare Suu Kyi la maggior statista del Paese anche se solo con la modifica della Costituzione potrà candidarsi alla presidenza nel 2015. Pur dotata di grande capacità oratoria Suu Kyi rifiuta di moderare le sue opinioni per renderle più accettabili. Di recente ha detto di essere molto affezionata alle forze armate birmane fondate da suo padre, una dichiarazione suonata bizzarra visto il durissimo regime militare su Myammar da quasi mezzo secolo. Inoltre il Paese è frammentato in 135 gruppi etnici che si combattono tra loro da decenni: nel 2012 centinaia di rohingya, la minoranza musulmana, e decine di buddisti sono rimasti uccisi negli scontri ma Suu Kyi, che appartiene all’etnia dominante, la Bamar, ha evitato di intervenire contro lo spargimento di sangue e questo non solo le ha alienato le minoranze etniche ma ha deluso gli attivisti internazionali dei diritti umani. Infine il suo partito l’Nld, la Lega nazionale della democrazia, che un anno fa ha sconfitto nelle elezioni il partito dell’esercito è nel caos, dilaniato da conflitti interni e troppo dipendente dalla sua leader divinizzata. E’ un fatto che il passaggio da icona dell’opposizione alla vita reale non ha mai portato fortuna: è avvenuto per Vaclav Havel e per Lech Walesa trasformatisi da eroi in leader insignificanti. Se Suu Kyi, dopo il 2015 dovesse andare al potere difficilmente riuscirebbe a governare un paese di 60 milioni di abitanti.
Ornella Del Guasto
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