Fondazione Marisa Bellisario

BUON 8 MARZO ALLE DONNE CHE FANNO LA DIFFERENZA

“Un pomeriggio bellissimo, di festa e testimonianze toccanti, di parole e promesse di nuove battaglie. Un anniversario che ha celebrato tanto impegno e tanto lavoro e che ha suggellato la forza e la fantasia di farcela di tutte le donne” anche così raccontano le amiche che leggerete in questo numero speciale, dedicato all’8 marzo sì ma anche ai nostri “primi” 35 anni. Perché in fondo la nostra storia altro non è che una permanente e risoluta celebrazione della Giornata Internazionale della Donna.

Leggerete le impressioni di una giornata speciale, sugellata dalla presenza del Presidente Mattarella: un onore e un riconoscimento che dà merito al nostro lavoro ma illumina anche la sempre lucida e generosa attenzione della prima carica dello Stato per le donne italiane. Ma leggerete anche molto di più. Analisi, bilanci, auspici per quella che oggi più che una celebrazione internazionale è diventata un’occasione di riflessione indispensabile.

Da anni dico e spero che questa giornata perda il suo senso ma così non è. I numeri continuano a essere impietosi, in tutto il mondo, e segnano non l’utilità ma la necessità di un impegno concreto, condiviso, globale. I divari sono tanto ampi – bastino i 2,4 miliardi di donne in età lavorativa che non hanno pari opportunità economiche e il fatto che in 190 Paesi una donna ha solo tre quarti dei diritti degli uomini – che l’Onu stima in 300 anni il tempo necessario a raggiungere condizioni di equità. Quel che sta accadendo alle donne in Afghanistan e Iran dimostra come in alcune parti di questo mondo, pregiudizi e stereotipi radicati e ancestrali possano farci compiere passi indietro impensabili per la nostra cultura. Ma anche nell’occidente evoluto, singulti di conservatorismo mettono a rischio conquiste che davamo come acquisite per sempre. I diritti delle donne continuano a essere negoziabili. Dagli uomini, dalla politica, dagli estremismi. La parità continua a procedere in modo non lineare e a tenerci tutte in allerta, in uno stato di perenne rivendicazione e difesa.

Nel frattempo, la leadership femminile cresce a ritmo mai visto, anche nel nostro Paese, dove per la prima volta nella storia repubblicana sono donne le leader alla guida dei due principali partiti in Parlamento. Una di loro, Giorgia Meloni, la prima Presidente del Consiglio, è forse la donna alla quale la Mela d’Oro ha portato più fortuna… E insieme a lei Samantha Cristoforetti, Fabiola Gianotti, le prime Presidenti del Senato e della Corte Costituzionale, il primo Ministro della Difesa, il primo Avvocato Generale dello Stato, la prima rettrice di Sapienza. Tanti tabù infranti quante Mele d’Oro.

Ecco oggi è proprio da loro, dalle donne che quel tetto l’hanno infranto, che bisogna partire per costruire i pilastri di una parità che non sia controvertibile. Una leadership femminile sempre più forte ma anche consapevole delle proprie responsabilità verso la questione femminile. una leadership che, partendo proprio dal nostro Paese, si impegni su politiche di genere strutturali e di lungo termine.

Le leader di tutto il mondo – nelle istituzioni, in politica, in economia – devono aver chiaro il loro ruolo: non solo modelli di emancipazione ed empowerment ma agenti di cambiamento reale, concreto, alla base. Perché avere più donne al comando non sia un grimaldello, un’esibizione di forza, uno “sfoggio” di parità ma un vero e proprio “strumento” di trasformazione culturale e fattuale. Il governo degli Stati, della giustizia, delle università, delle istituzioni, delle banche, delle imprese deve essere opportunità di azione e riforma per migliorare la vita di tutte le donne, per creare società ed economie sostenibili. E anche per contrastare quella corsa scellerata al potere e alla supremazia causa di tanti conflitti, in Europa e nel mondo. Da qui passa la vera vittoria, che non è femminile ma del genere umano. E spero sia questo il lascito della Fondazione Marisa Bellisario, oggi e per i prossimi 35 anni.

Buon 8 marzo a tutte.

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