Fondazione Marisa Bellisario

“MADE IN ITALY IMPRESA AL FEMMINILE”

Il 15 aprile 1452 nasce Leonardo da Vinci e non a caso è la data scelta per la Giornata nazionale del made in Italy che celebra la creatività e l’eccellenza italiane. Quest’anno, una giornata per noi ancora più significativa perché vedrà l’inaugurazione di “Made in Italy Impresa al femminile”, la mostra nata dalla collaborazione tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Fondazione Marisa Bellisario, la Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro e il Comitato Impresa Donna – istituito presso il Mimit con il supporto tecnico di Invitalia.

È un’iniziativa a cui penso da tempo e ho trovato nel ministro Adolfo Urso un interlocutore attento e sensibile al tema dell’imprenditoria femminile. Il risultato è una meravigliosa carrellata dell’eccellenza femminile, un filo rosso che unisce le pioniere, vere icone di un passato quasi mitico – da Luisa Spagnoli ad Adele Casagrande Fendi, Inge Feltrinelli, Micol Fontana, Elvira Sellerio, Wanda Ferragamo, Maria Laura Cafiero Mattioli, Rosita Missoni – alle giovani donne che hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, investendo sogni ed energie in startup che guardano al futuro. Un ponte che unisce vecchie e nuove generazioni e che trae linfa vitale dalle storie straordinarie di donne che non si sono mai arrese e che hanno vinto la loro personale battaglia per conquistare un posto nell’economia dei loro territori prima, e del Paese poi.

Per molte delle protagoniste di questa bella mostra, la “celebrità” è arrivata proprio attraverso il Premio Marisa Bellisario che ha fatto scoprire all’Italia nomi troppo spesso ignorati dalla più blasonata economia e che, anche grazie a noi, sono entrati nel gotha. Penso per esempio a Marina Berlusconi, premiata nel lontano 1999, a Caterina Caselli (1998) o Diana Bracco (2000). E penso alle tantissime capitane d’industria che in questi anni hanno calcato il palco del Premio: Matilde Bernabei, Lucia Aleotti, Pina Amarelli, Gloria Tenuta, Sonia Bonfiglioli, Maria Luisa Garofalo, Josè Rallo, Olga Urbani, Elena Zambon, Elena Miroglio, Maria Criscuolo, Elisabetta Fabbri, Marisa Lisi Melpignano, Giannola Nonino, Federica Lucisano, Maria Cristina Piovesana, Giovanna Furlanetto, Giovanna Recuperati, Brigitte Sardo, Elena Maria Carla Torri, Cristina Zucchetti, Veronica Squinzi, Adriana Santocito, Vincenza De Maio.

È un viaggio affascinante e non solo celebrativo. Da una parte, vogliamo render giustizia e merito a donne che con le loro imprese hanno contribuito a far grande il Made in Italy. Vogliamo raccontarle e attraverso le loro fatiche e i loro successi raccontare un’Italia che progetta e innova, spesso partendo da una piccola bottega artigiana per conquistare i mercati di tutto il mondo. Il genio italiano e femminile perché è giusto marcare un apporto che ha una sua individualità e un suo peculiare carisma. Vogliamo, attraverso loro, mostrare quel “saper fare” italiano che rappresenta le radici della nostra identità. E al contempo, riavvolgendo il filo della memoria, vogliamo parlare di un percorso tutto al femminile che non è mai stato semplice, di un cammino che, passo dopo passo, ha espugnato nuove terre, è approdato in settori che nell’immaginario collettivo non ci appartenevano. Una strada in salita e proprio per questo così carica di significato.

Oggi conosciamo i numeri, l’identikit, abbiamo una mappa chiara dell’imprenditoria femminile: sono 1milione e 307mila le imprese guidate da donne, il 22,2% del totale delle aziende italiane. E già la maggiore concentrazione al Centro-Sud ci dice che spesso l’impresa è stato l’unico e vero strumento di emancipazione e indipendenza in territori dove le opportunità per le donne sono poche. Sono più piccole e a guida più giovane, concentrate nel settore dei servizi ma anche le società di capitali condotte da donne sono aumentate del 45% negli ultimi dieci anni. E guardando al futuro, i numeri di Invitalia sono incoraggianti: su 4.200 nuove imprese finanziate nel 2023, il 40% è guidato da donne e con il bando imprenditoria femminile sono stati attivati investimenti per 400 milioni, a fronte di 13mila domande.

C’è ancora strada da compiere, aiuti da dispensare, sostegno economico e formativo da assicurare per dar forma a un’imprenditoria femminile solida e matura. Ma ogni tanto è bene anche vedere il bicchiere mezzo pieno, partire da quanto c’è di straordinario nel viaggio compiuto: è lì la linfa per quanto c’è ancora da fare e costruire. Le immagini e le storie di quelle che in una locandina del Premio Bellisario nel 2004 chiamavamo “Le donne che fecero l’impresa” sono il miglior antidoto a un pessimismo che smorza il “gusto del futuro”. Ripartiamo da loro, dalla sicura fiducia di queste donne, dalla creatività e dall’ambizione con cui hanno determinato il loro destino, contribuendo alla crescita dei loro territori. Ripartiamo da noi.

4 commenti su ““MADE IN ITALY IMPRESA AL FEMMINILE””

  1. Rosanna Marchese

    Anche oggi una bella lettura della newsletter. Molto interessanti i contenuti e l’articolo di apertura dedicato alla prossima mostra che coinvolge anche la Fondazione Bellisario. Il Made in Italy é un motore fondamentale per il nostro Paese e le imprenditrici una risorsa altrettanto irrinunciabile.

  2. ma con i dazi,,, di usa e più,,favorevole o meno,imprese al femminile ok,made in italy,,mc donald, hamburgers usa dice venite in usa america a fare impresa,ma quale,,,,,,non possiamo fsare i vini formaggi carne,,,,salami mortadelle erc di 20,,regioni in usa e ovvio,,,per cui temo che saranno,i,primi,,,gli,americani,,o,mangiano,,,,robba ,sud americana,,o,non mangeranno neanche hamburger di mc donald tramps,sse,,,,con stima poetica sicula,già,,sicula anni,,del proibizionismo,usa rifaremo gli,al caponi,,del,3 millennio,con ,,bananiere da sud italia verso usa,,come proibizionismo,,doceva,,chissà,,,i dubbi,non muoiono mai,,matteo la cara da oggi in vercelli,

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