Fondazione Marisa Bellisario

PLURALISMO EDUCATIVO: LA GARANZIA DELLA DEMOCRAZIA DI UNO STATO

di Suor Anna Monia Alfieri*

Il sistema scolastico italiano si sta dirigendo, a gran giornate, verso un sistema caratterizzato dal monopolio educativo da parte dello Stato. È una situazione che andiamo denunciando da anni e che ora si sta affrettando verso il suo epilogo, il più triste Un chiarimento: l’espressione monopolio educativo afferisce al gestore del servizio, non al singolo docente. Pertanto, a motivo della mancata garanzia, nei fatti, del diritto alla libertà di scelta educativa da parte dei genitori, la percentuale del pluralismo educativo si sta riducendo sempre più, sino a scomparire se si guarda ad alcuni territori del nostro Paese, guarda caso quelli economicamente e culturalmente più fragili (come ha avuto modo di chiarire nel corso dell’udizione informale alla Commissione Affari Costituzionali del Senato il 13 marzo, ndr).

Infatti la Costituzione dice che i genitori devono essere liberi di scegliere la scuola per i loro figli, in conformità ai loro principi educativi, la legge 62/2000 ha introdotto il Sistema Pubblico dell’Istruzione, articolato nei due rami della scuola statale e della scuola paritaria (pubblico, infatti, è definibile tutto ciò che risponde ad un bisogno dei cittadini, in quanto gli aggettivi pubblico e statale non sono sinonimi), eppure, a distanza di quasi ottant’anni dalla Costituzione e di venticinque anni dalla legge sulla parità, chi sceglie la scuola pubblica paritaria deve pagare una retta che le scuole paritarie chiedono per erogare il loro servizio. Chiaramente non voglio negare l’importanza dei passi compiuti, soprattutto a partire dai tempi della pandemia, da parte dei Governi che si sono succeduti, a sostegno delle famiglie che hanno scelto per i propri figli una scuola paritaria. Sed non sufficit. Anche su questo fronte due osservazioni.

È paradossale che questo tipo di situazione si verifichi in Italia, non tanto perché l’Italia è un Paese la cui popolazione si dichiara, a maggioranza, cattolica ed è stata governata per cinquant’anni dalla Democrazia cristiana. Difendere il diritto alla libertà di scelta educativa non significa difendere le scuole cattoliche ma difendere il diritto dei genitori a scegliere la scuola per i loro figli; inoltre non tutte le scuole paritarie sono gestite da Enti che afferiscono a Congregazioni, esistono infatti scuole paritarie laiche o ebraiche e via discorrendo.

La seconda osservazione si basa sul fatto che proprio in Italia è nato il principio del pluralismo educativo, quando, nel corso dell’Ottocento sono state fondate scuole da parte di privati che andavano incontro al bisogno di formazione dei cittadini, affiancandosi queste scuole alle scuole aperte dall’autorità dello Stato. La culla del pluralismo educativo si sta rivelando, dunque, la sua tomba. A riprova della necessità di un sistema scolastico plurale, a garanzia della democrazia, sta il fatto che i paesi dell’Est, una volta ottenuta la libertà dal comunismo, non solo hanno introdotto nelle loro costituzioni il diritto alla libertà educativa ma hanno trovato forme per la sua concreta attuazione. Non sic, non sic in Italia dove lo Stato è divenuto, negli anni, gestore pressoché unico del servizio di istruzione, garante di esso e controllore di se stesso, esattamente come uno Stato totalitario.

È significativo che in quelle regioni (Lombardia e Veneto in primis) dove sono state avviate politiche di sostegno alla libertà di scelta educativa, gli standard di apprendimento degli studenti, come ci dicono i dati INVALSI, sono superiori alla media nazionale e in linea con gli standard europei. Ecco una bella ipoteca sul futuro degli studenti provenienti da famiglie economicamente e culturalmente più fragili, con il fenomeno della segregazione sociale pericolosamente acuito.

Le scuole paritarie, nate per colmare il divario sociale, dopo essersi indebitate, ricevendo euro 500,00 per anni, da due anni 750,00, a fronte di un costo di 7.300 euro – il cosiddetto Costo Medio Studente, così come definito, ogni anno, dal Ministero con circolare apposita – e una retta pagata a fatica dalle famiglie pari a 2.500/3.500 euro, hanno dovuto chiudere i battenti, privando il paese di presidi di libertà. E non è finita qui! Le scuole continuano a ricevere accertamenti IMU: come possono le scuole pagare queste somme a fronte di un alto indebitamento, avendo da anni sostenuto il delta fra il costo dello studente di 7mila euro e contributi di 750 euro con le famiglie che non potrebbero pagare una retta corrispondente? Qualora i 774.593 allievi delle scuole paritarie (allievi a.s. 23/24 esclusi Valle d’Aosta e il Trentino), che costano allo Stato euro 753.730.089, si dovessero riversare nella scuola statale, essi costerebbero ben 5.6Mld.

Questa dunque è la situazione: urge un intervento repentino e radicale. Il pluralismo educativo è reale garanzia della democrazia di uno Stato: dobbiamo renderci conto che solo una scuola seria e libera forma cittadini seri e liberi. Il contesto internazionale si sta tingendo di fosche tinte e urge il bisogno di politici seri e formati in modo approfondito. La superficialità della preparazione culturale degli ultimi decenni ha condotto allo scenario odierno. Occorre intervenire con la scuola, che sia seria, che sia libera.  Solo un cambiamento radicale, con la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa, può far sì che nuovi fondatori di scuole paritarie possano operare, sotto lo sguardo garante e controllore dello Stato, per il bene degli studenti, a tutto vantaggio della società del futuro. Ad esso, infatti, ormai dobbiamo guardare.

Per questo rivolgo il mio accorato appello alla Premier Meloni, così attenta al tema della formazione e all’abolizione dei divari culturali, affinché possa intervenire, agendo a tutto vantaggio della società tutta ma, in particolare, dei cittadini culturalmente ed economicamente più fragili. A loro occorre pensare quando si parla di formazione.

*Senior Lecturer ALTIS, Graduate School of Sustainable Management

 

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