Per navigare tra le incertezze della 4° rivoluzione industriale, serve più parità, nei bacini di talenti e nella leadership
È stato pubblicato a luglio dal World Economic Forum un interessante White Paper frutto di un serrato dialogo internazionale e multilaterale sulle questioni dell’Istruzione, dei gap di genere e del mondo del lavoro. Il titolo non può che destare interesse e curiosità “Accelerating Gender Parity in the Fourth Industrial Revolution. An Agenda for Leaders to Shape the Future of Education, Gender and Work”. In sostanza, un’agenda per accelerare la parità di genere nella 4° rivoluzione industriale, una risorsa per governi e imprese che vogliono creare un ambiente favorevole per il loro capitale umano e quindi per lo sviluppo.
Il Paper parte da una constatazione innegabile: nell’ultimo decennio, i divari di genere nel mondo del lavoro, in particolare nelle posizioni di leadership, sono rimasti sostanzialmente invariati e il progresso si è bloccato. Nonostante la crescita esponenziale della percentuale di donne istruite, in tutti i Paesi il mercato del lavoro rimane altamente segregato per genere lungo linee settoriali, riducendo il dinamismo e i vantaggi derivati dalla diversità. Oggi, tuttavia, la tecnologia e la globalizzazione stanno trasformando il mondo del lavoro. La velocità con la quale i lavori vengono creati, spostati e modificati è in continuo aumento, le carenze di competenze si allargano e il valore aggiunto dell’innovazione e della creatività tipicamente umane – e femminili – aumenta. La maggior offerta di talenti femminili è una buona notizia per i settori ad alto potenziale di crescita ma va guidata con politiche ad hoc per evitare che, invece di progredire, i gap di genere si approfondiscano. Secondo il Paper, la Cina, i Paesi nordici, gli Stati Uniti e la Germania, con una maggiore propensione al cambiamento del mercato del lavoro grazie alle loro strutture produttive e al livello di adozione tecnologica, nonché ad elevati tassi di partecipazione delle forze di lavoro femminili, sono ben posizionati per sfruttare l’opportunità di accelerare la parità di genere nei settori ad alta crescita attraverso politiche mirate. Paesi come l’Italia, l’India, il Sudafrica e la Giordania, avranno bisogno di “sforzi diligenti” per fornire il talento femminile che serve a sostenere la competitività nelle industrie dinamiche e ad alta crescita. Secondo il world Economic Forum, però, per sfruttare al meglio il contesto e ottenere al contempo alta competitività del proprio tessuto produttivo e una riduzione dei gap di genere, bisogna comprendere in modo più preciso le dinamiche specifiche che ostacolano la parità di genere nei settori ad alta crescita. Queste barriere variano in base all’industria e alla geografia, spesso riflettono le diverse culture. I fattori più spesso citati includono il doppio onere sproporzionato di caregiving sulle donne, pregiudizi inconsci, una impostazione delle del lavoro basato sulle strutture tradizionali della famiglia, carenza infrastrutturale e, anche un gap di fiducia.
L’analisi è puntuale, e documentata ma la conclusione è univoca: per navigare tra le incertezze della quarta rivoluzione industriale e del nuovo contesto socio-economico e politico, tutti i settori devono aumentare il tasso di diversità nei loro bacini di talenti e nella leadership. Solo così potranno beneficiare di una gamma di prospettive e visioni, di un pensiero creativo e innovativo e delle competenze necessarie a traghettare i loro Paesi verso il futuro.
Il momento attuale, sostiene il WEF, offre grandi opportunità per raggiungere la parità di genere ma queste opportunità richiedono un’azione concreta da parte di tutti gli attori in gioco.
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