Fondazione Marisa Bellisario

L’ITALIA DELLE CULLE VUOTE

Tra gli altri primati “negativi” che vantiamo in Europa, uno è particolarmente pericoloso: siamo il Paese delle culle vuote. Il recentissimo rapporto Censis “Diventare genitori oggi” ha infatti collocato l’Italia all’ultimo posto nella classifica europea legata al tasso di natalità, registrando un ulteriore calo del 3,7% delle nascite durante il 2013. Nel mondo siamo secondi solo al Giappone. Il calo prosegue secondo una tendenza al ribasso iniziata con l’avvento della crisi e ben lungi dal mostrare un’inversione di rotta. A partire dal 2008, sono nati mediamente 62 mila bambini in meno all’anno in Italia rispetto al periodo pre-crisi.
Le cifre diventano ancora più allarmanti se si pensa che una rilevantissima porzione dei nascituri nel nostro Paese è legata a genitori immigrati, il cui livello di procreazione impedisce da un lato che la Penisola soffra ancora di più quest’inverno demografico. L’anno solare 2013, in particolare, ha visto il numero delle nascite complessive in Italia arrestarsi alla soglia delle 514mila unità, cifra più bassa mai raggiunta da quando si è iniziato a condurre indagini demografiche approfondite e nuovo termine di paragone al ribasso per le stime relative all’anno in corso.
Il rapporto elaborato dal Censis ha inoltre mostrato come le difficoltà economiche si riverberino inevitabilmente sui lavoratori di età compresa tra i 25 e i 35 anni, portando l’età media della procreazione a innalzarsi costantemente e rendendo la maternità media italiana (stimata a quota 32 anni ) come la più tardiva d’Europa. È non è soltanto una tendenza sociale o culturale. Anche l’incapacità di avere risorse economiche adeguate, oltre che un reddito fisso e certo, contribuisce non poco a spostare la maternità più in là. Il resto lo fa la mancanza di politiche familiari adeguate, come avviene nei Paesi scandinavi e in Francia, dove le neo mamme possono godere di tutta una serie di vantaggi fiscali e di benefits e dove la media è di tre figli a famiglia, contro l’uno virgola qualcosa italiano.
MA

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