Fondazione Marisa Bellisario

LE EUROPEE DELL’EST SI AVVIANO VERSO POSTI SENIOR

di Ornella del Guasto
Quando la scorso luglio la polacca Olga Grygier–Siddon è andata per la prima volta nel ruolo di chief excutive per l’Europa centrale e orientale al meeting del Consiglio strategico mondiale di PwC, ha ammesso in un’intervista a Financial Times di essersi sentita orgogliosa. E aggiunse che quando entrò nella sala avvertì un senso tangibile di sollievo intorno a sé e, finiti i lavori, tante donne entusiaste andarono a congratularsi con lei. PwC è acronimo di Pricewaterhouse, il network di centinaia di specialisti che nell’Europa orientale fornisce servizi professionali di revisione di bilancio, advisory e consulenza fiscale è molto progressista: 7 dei 10 paesi del network hanno donne nelle posizioni di vertice e la media dell’Europa dell’est è del 35%, tra cui la Russia dove sono donne 4 su 10 business leader. Nell’UE la Polonia è il paese più avanzato con il 37% delle posizioni senior occupate da donne, seguita dai Paesi Baltici mentre la media europea è del 26% con la Gran Bretagna al 22% e la Germania al 14%. La Grygier-Siddon non è la solo europea dell’Est al vertice: l’ungherese Ulrica Fearn controlla le operazioni di servizio di una corporate industriale come Diageo, Mariana Gheorghe è chief executive di OMV Petron, il maggior produttore di gas e petrolio dell’Europa sud orientale o Monika Raiska Wolinska, che questo mese è stata nominata chief executive di CEEQA, il grande settore immobiliare regionale. Come mai questo progressismo? La spiegazione principale risiede nell’immenso numero di uomini morti durante le II Guerra Mondiale in Europa dell’Est e in Russia che ha creato una domanda di donne istruite e specializzate in grado di assumere lavori prima dominati agli uomini. Queste sono le medie che però mascherano l’arretratezza della presenza femminile in alcune aree come il settore minerario, manifatturiero e delle costruzioni ancora largamente dominate dagli uomini. Il rapporto 2013 della Commissione europea rivela che solo la Lituania, la Slovenia e la Repubblica Ceca superano la media europea per quanto riguarda le donne a capo delle compagnie pubbliche, che restano una irriducibile fortezza maschile difesa per mezzo della fortissima burocrazia, delle inesorabili influenze religiose e dei soliti stereotipi. Gli uomini non intendono cedere il controllo del potere quotato in Borsa. Tuttavia, almeno in Polonia e Ungheria qualcosa comincia a muoversi e per questo Olga Grygier–Siddon (che è stata la prima donna nel 2009 a guidare PwC in Polonia prima di assumere la carica regionale) ha detto che sin al principio ha puntato soprattutto a cercare di aumentare la porzione femminile nel mondo del lavoro.

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