Fondazione Marisa Bellisario

COMMISSIONE UE: DONNE 4 CANDIDATI SU 28. MA SIAMO ANCORA IN TEMPO

Sì alle quote rosa, ma quelle degli altri. Ha ragione l’eurodeputata Sylvie Goulard: come possono i governi che impongono quote rosa nei board delle società, poi avanzare candidature tinte esclusivamente d’azzurro? L’esempio di questa contraddizione è nei nomi proposti dai Paesi membri per la nuova commissione dell’Ue: solo 4 donne su oltre 28 candidature. La commissione presieduta da Barroso era già lontana dalla parità: solo 9 commissarie su 28. Ma il nuovo presidente, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, potrebbe ottenere un minimo progresso.
Dal 1979 solo due donne hanno presieduto il Parlamento europeo (Simone Veil e Nicole Fontaine) mentre non c’è mai stata una presidente della Commissione europea.
E dire che molte nazioni europee, Italia in testa, hanno approvato leggi sulle che costringono a nominare donne nei board delle società quotate in Borsa, sull’esempio di quanto fatto dai Paesi scandinavi. Sono norme che hanno dato buoni risultati, addirittura sorprendenti in Italia dove il numero delle donne in CdA è triplicato in pochi anni. Eppure, a giudicare dalla tornata di nomine proposte da capi di stato e di governo, sembra che la politica europea preferisca restare maschilista e non farsi contagiare da quest’ondata di salvifico rinnovamento.
Matteo Renzi l’ha capito prima di altri: piaccia o no, il Fattore D è centrale nella sua comunicazione ma anche nella sua azione politica.
Oggi, in un’intervista su La Repubblica, Martin Schulz ha definito la Mogherini come un politico di “altissimo livello”, la sua candidatura come “molto solida” e gli attacchi fatti nel corso di questi mesi come pretestuosi e infondati.
Sulla questione della scarsa presenza femminile, il Presidente ha poi dichiatato che “trovare equilibri politici, geografici e di genere nella leadership europea è non solo normale ma anche giusto. Juncker sa che rischia se non cresce la presenza femminile in Commissione, prema sugli Stati. Non possiamo accettare una Commissione europea in cui ci siano 4 donne commissario su 28. Che messaggio stiamo dando agli europei? Con che credibilità possiamo parlare di uguaglianza di genere nei consigli d’amministrazione di società quotate, quando poi questa non si applica alle nostre istituzioni?. Su questo punto c’è grande convergenza tra i gruppi politici. Se la rappresentanza femminile della prossima Commissione sarà troppo bassa, il rischio di un voto contrario sarà forte. Juncker ne è pienamente cosciente. Diciamo che, se Juncker non riuscirà a convincere gli Stati Membri, ci penserà il Parlamento europeo ad aiutarlo”.
Juncker ha chiesto ad alcuni governi di ripresentare altri nomi femminili, anche perché sa che rischia una bocciatura davanti al Parlamento europeo se si presenterà una Commissione come un “club di uomini in grisaglia”, secondo la definizione di Goulard. L’eurodeputata ha chiesto che ogni Paese presenti due candidati di diverso sesso, applicando così la parità.
MA

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