Mentre in Italia le quote di genere sono state bocciate dal Parlamento grazie a un voto segreto che ha garantito l’anonimato ai contrari per “opportunismo di poltrona”, nel resto d’Europa la “democrazia paritaria”, lungi dall’essere un oltraggio alla meritocrazia, rappresenta un obiettivo prioritario, da raggiungere anche e soprattutto con leggi ad hoc.
Parigi, Bruxelles e Madrid hanno stabilito norme sulla parità di genere nella presentazione delle liste. Nei Paesi scandinavi, ma anche in Germania e Regno Unito, la condizione è contenuta negli statuti dei partiti, ma si assiste comunque a un grande impegno della politica per garantire uguali condizioni di partecipazione.
Un paper della Banca d’Italia del 2013 fornisce un’indicazione di massima su quale sia la situazione in Europa. In Francia, Belgio e Spagna si è intervenuti con legge stabilendo quote riservate nelle elezioni e per la presentazione delle liste. In altri Paesi fra cui quelli scandinavi, ma anche Germania e Regno Unito, la questione è stata invece affrontata all’interno degli statuti dei singoli partiti politici.
Francia, prima al mondo
La Francia è il primo Paese al mondo ad aver adottato, negli anni ’90, una legge che richiede un numero uguale di candidati uomini e donne per alcuni tipi di elezione e che nelle liste si alternino maschi e femmine, pena l’invalidazione, per le elezioni al Parlamento europeo, di metà del Senato, di consigli regionali e municipali con più di 3500 abitanti. La legge è stata applicata anche alle elezioni legislative con alcune modifiche. I partiti che non ottemperano alla legge vengono penalizzati con una decurtazione massima del 50% sul contributo elettorale ricevuto dallo Stato.
In Svezia, quote rosa negli statuti dei partiti
Contrariamente a quanto si pensa, invece, non ci sono mai state quote imposte nelle leggi elettorali in Svezia (o in Norvegia e Danimarca), ma solo all’interno degli statuti di alcuni partiti a cavallo tra anni ’80 e ’90, quando le donne occupavano già il 20-30% dei seggi in Parlamento, riservando per loro il 40-50% dei posti nelle liste.
La Spagna di Zapatero
E’ stato José Luis Zapatero nel 2004 il primo premier a costituire un governo in completa parità tra ministri donne e uomini. Nel 2007 Madrid ha approvato una legge sulle quote rosa nelle elezioni: si prevede che nessun sesso possa avere una rappresentanza superiore al 60% e inferiore al 40%. Esattamente come il nostro emendamento Agostini presentato alla Camera.
In Germania e nel Regno Unito non esistono quote per legge, ma sono adottate individualmente dai singoli partiti. Nel Parlamento, le donne sono rispettivamente rappresentate al 32,9% e al 22,5%.
Obiettivo 50%
In via generale comunque tutti i Paesi europei, scrivono gli analisti di Palazzo Koch, stanno percorrendo strade diverse per arrivare al naturale obiettivo del 50% di partecipazione femminile agli organi politici. Uno studio finanziato dall’Unione Europea sottolinea che solo nei Paesi dove sono previste quote c’è una rappresentanza di donne superiore al 30 per cento.
MA
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