di Ornella del Guasto
Continua in Europa il dibattito sullo squilibrio al ribasso della presenza femminile nei Cda delle imprese, scrive El Pais. Al vertice delle grandi corporazioni continentali la presenza media delle donne è del 18,6%, e va dal 30% di Finlandia al 10% di Irlanda e Portogallo. La Spagna è al 15,1% è quindi al di sotto della media europea. Una speciale menzione va alla Norvegia che mette a segno un clamoroso 40% di presenza femminile, ma la Norvegia deve questa conquista all’essere stata pioniera nell’introduzione delle quote, una scelta politica che oggi sta dando i suoi frutti anche in Italia e Francia. Molti dissentono sulle quote che secondo loro non rispetterebbero il merito, eppure più passa il tempo, e più dimostrano di essere l’unica arma capace di rompere il monopolio maschile. Tuttavia è un grave errore ritenere che le quote siano solo una tecnica per aumentare la presenza femminile al vertice perché i dati indicano anche i benefici che stanno portando alle società.
Culturalmente è un fatto che gli uomini tendano nel lavoro e nelle promozioni a selezionare sempre uomini, quindi senza l’introduzione delle quote è praticamente impossibile il riequilibrio di genere. In Europa le donne rappresentano il 60% degli occupati con diploma superiore e il 45% del totale della forza lavoro, per cui le quote hanno il merito non solo del riequilibrio di genere ma anche di dare impulso a una migliore selezione della classe dirigente (uomini e donne). Un esempio molto interessante è l’Italia dove la disparità di genere stava diventando un problema sociale importante. Il tasso italiano di occupazione femminile, tra i 15 e i 64 anni, era del 47% ma pochissime le donne che riuscivano a raggiungere posizioni di vertice. La legge 120/2011, introducendo le quote ha ribaltato clamorosamente la situazione provocando un aumento della la presenza femminile nei Cda dal 6 al 23%. Un recente studio “Donne dirigenti. The italian way and above-Polgrave McMillasn” dimostra non solo quanto sia incrementato il numero delle consigliere ma anche i benefici che questo aumento ha prodotto nelle imprese in cui operano.
La situazione in Spagna è più arretrata . Da quando nel 2007 entrò in vigore la “Ley de Igualdad” la presenza femminile nei Cda è passata dal 6 all’attuale 15,1% , un dato comunque modesto rispetto all’obiettivo iniziale del 40%. In base alle ultime statistiche dei 529 consiglieri di amministrazione le donne sono appena 80. Tuttavia molte di loro stanno dimostrando di essere più istruite e innovative degli uomini. La Spagna perciò dovrebbe prendere esempio dall’Italia per andare avanti.
6 commenti su “QUANDO LA DONNA FA UN PASSO, AVANZIAMO TUTTI”
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