Fondazione Marisa Bellisario

LA PRIMA DONNA ALLA GUIDA DI PARIGI

Ha vinto il ballottaggio contro la sfidante Nathalie Kosciusko-Morizet con il il 54.5% conquistando, prima donna nella storia della capitale francese, la poltrona di sindaco. È la socialist aHidalgo, «Ana María» all’anagrafe in Spagna dove è nata 54 anni fa, candidata della continuità, anche se lo slogan della sua campagna elettorale campagna era «la Parigi che osa». Sposata con il collega di partito Jean-Marc Germain con il quale ha un figlio dodicenne (altri due sono nati da un’unione precedente), è arrivata con la famiglia da Cadice in Francia, a Lione, quando aveva due anni. Figlia di un elettricista e di una sarta, naturalizzata francese a 14 anni, laureata in Legge, abita nel sudovest di Parigi dal 1984, quando fu nominata ispettore del lavoro nella cittadina di banlieue di Chevilly-Larue. La massima «Essere parigino non è nascere a Parigi, è rinascerci», dice, citando Sacha Guitry, nella sua biografia sul sito della campagna elettorale, rimarcando il lungo percorso all’interno del partito, da semplice militante a inviata all’Ufficio internazionale del Lavoro di Ginevra, poi consigliere giuridico nel gabinetto di Martine Aubry al ministero del lavoro, e infine vicesindaco di Parigi e braccio destro di Delanoe. Una scalata non facile, ricordano alcuni suoi sostenitori, in cui spesso la Hidalgo ha dovuto «combattere all’interno del suo stesso campo» per «acquisire la sua autorità e la sua legittimità», senza però mai tradire il suo credo femminista, prima vera passione politica.
Durante la campagna elettorale Hidalgo ha fatto attenzione a non essere associata troppo al presidente socialista François Hollande – che in teoria sarebbe stato un sostegno di peso ma sta battendo da mesi il record di impopolarità – eludendo i temi più generali che avrebbero chiamato il Presidente per concentrarsi sulle misure concrete che secondo lei potrebbero migliorare la vita dei parigini. Niente aumento di tasse, la costruzione di 10 mila nuovi alloggi all’anno per risolvere il problema della casa (gli appartamenti sul mercato a Parigi sono pochi e molto costosi), e un 30% di alloggi sociali entro il 2030; rifacimento delle grandi piazze parigine; mezzo milione di alberi da piantare entro il 2020; istituzione di un quartiere riservato ai pedoni in ognuno dei 20 arrondissement di Parigi; «corrispondenti di notte» e l’aumento delle pattuglie tra le 16 e mezzanotte per aumentare la sicurezza. Queste le promesse che le hanno valso la vittoria.
Appena saputo della vittoria, davanti all’Hotel de Ville della capitale francese sono comparsi grossi palloni con la scritta Merci Paris. Un entusiasmo che sembra tradire in parte la grande paura del campo socialista, che si era trovato in svantaggio, seppur lieve, dopo il primo turno, e che ha dovuto promettere agli alleati verdi 18 seggi in consiglio municipale per assicurarsi il loro indispensabile sostegno. Nella settimana tra i due turni, la Hidalgo, erede designata dal sindaco uscente Bertrand Delanoe, ha moltiplicato gli sforzi, gli incontri con gli elettori e le apparizioni mediatiche, ed è apparsa un po’ nervosa nel dibattito in diretta tv con la rivale di centrodestra.
La Hidalgo raggiunge così la madrilena Ana Botella nel ristretto circolo delle donne sindaco di capitali europee.
MA

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