Fondazione Marisa Bellisario

ONU SI TINGE DI ROSA, PER DOPO BAN CIRCOLA NOME DONNA

Neozelandese Clark in lizza. Palazzo Vetro sempre più femminile
Sarà una donna il prossimo segretario generale dell’Onu? Mentre circolano le prime candidature per il dopo Ban Ki moon, in un Palazzo di Vetro sempre più rosa si fa largo il nome di Helen Clark, l’ex primo ministro neozelandese che è già la rappresentante del cosiddetto sesso debole più importante nell’organigramma dell’organizzazione. 63 anni, per nove premier a Wellington, la Clark guida da cinque anni il programma dell’Onu per lo sviluppo (Undp) e il suo nome è stato fatto oggi dal Guardian. “Una progressista dallo stile Margaret Thatcher”, ha commentato il quotidiano britannico, anche se, a differenza della “Iron Lady”, la Clark ha sempre spinto per una maggiore partecipazione femminile in politica tant’è che, quando nel 2008 ha lasciato il posto di premier, gran parte degli snodi chiave del governo erano occupati da donne.
Mancano meno di due anni alla successione, ma la corsa per il dopo Ban è cominciata. Secondo la Carta dell’Onu i candidati a segretario generale devono essere presentati da gruppi regionali e non da singoli paesi. A differenza degli altri blocchi (Europa Occidentale e altri o Weog, America Latina e gruppo Caribico, gruppo Asia-Pacifico, gruppo Africano), l’Europa Orientale non ha mai espresso un segretario generale e in teoria la più alta carica dell’organizzazione mondiale per la pace dovrebbe andare a un esponente dell’Europa centro-orientale. Il problema è gli europei dell’est hanno gia’ messo in pista molti nomi, di conseguenza arriveranno al voto divisi. Tra i litiganti potrebbe prevalere un nome esterno, ed ecco dunque la carta Clark, avvantaggiata dal suo attuale lavoro e dal fatto che la Nuova Zelanda fa parte del Weog che non esprime un segretario generale dai tempi di Kurt Waldheim negli anni Settanta. Il nome della Clark è circolato in un Palazzo di Vetro sempre più rosa: con l’ingresso il primo gennaio di cinque nuovi membri non permanenti, quest’anno è composto per un terzo da donne: le ambasciatrici americana Samantha Power, l’argentina Maria Cristina Perceval, Sylvie Lucas (Lussenburgo), Raimonda Murmokaite della Lituania e Joy Ogwu (Nigeria). È un record nella storia del Palazzo di Vetro e un riflesso della presenza crescente di donne nei ranghi della politica internazionale e della diplomazia: oltre una ventina di nazioni, tra cui l’Italia con Emma Bonino, hanno un ministro degli Esteri donna.
(ANSA)

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