Fondazione Marisa Bellisario

LA SVOLTA DI HILLARY

Di Ornella Del Guasto

Dopo la rinuncia dell’attuale vice presidente Joe Biden a candidarsi, la strada si spiana davanti a Hillary Clinton, scrive il periodico specializzato “Politico Magazine”. Oltre a questo, migliora nei sondaggi anche grazie all’ottima performance durante il dibattito televisivo del 13 ottobre, in cui ha sovrastato sui contendenti , e al modo risoluto con cui ha risposto alla Commissione parlamentare che sta indagando sulla sua gestione come Segretaria di Stato, durante gli attentati del 2012 a Bengasi in Libia dove fu ucciso l’ambasciatore americano Christopher Stevens. Con calma ha replicato ai politici di entrambi i partiti che cercavano di metterla in difficoltà, mentre davanti alla sua autorevolezza il partito Repubblicano è apparso sempre più diviso e inadatto a governare. Soprattutto i repubblicani della Camera dei Rappresentanti speravano di metterla in difficoltà con la Commissione sulla vicenda di Bengasi ma la Clinton parlando quietamente ha convinto tutti con il dettagliato resoconto del suo tentativo disperato di cercare di salvare la vita a Stevens. Per la sua candidabilità certamente Hillary deve ancora sciogliere molti dubbi presso l’elettorato americano dopo la notizia di aver adoperato un account privato per gestire parte della sua posta elettronica quando era Segretaria di Stato ma, dopo il confronto televisivo, i sondaggi hanno rilevato che nessuno dei candidati si è avvicinato al suo livello, aiutata dalla diffusione dei dati sulla raccolta di finanziamenti negli ultimi 3 mesi (circa 30 milioni), una cifra che ha fugato il timore di alcuni investitori che la raccolta fondi avesse toccato il limite. D’altra parte la Clinton ha di fronte la frantumazione dei repubblicani guidati da due neofiti come Donald Trump e l’ex chirurgo Ben Carson che, con i loro interventi mettono invece in risalto la sua esperienza politica e la sua capacità di guidare il paese. Il partito repubblicano è frantumato da schermaglie interne e dalla guerra in atto tra i moderati del partito e gli estremisti dei Tea Party. L’importante è che Hillary non abbassi la guardia perché è noto che da il meglio di sé , come suo marito, proprio quando è in difficoltà non quando ha il vento in poppa: lo ha dimostrato nella famosa conferenza stampa del ‘94 quando come first lady difese le sue redditizie operazioni finanziarie in Arkansas o nell’”affare Lewinsky” quando insistette a bollarlo come il risultato di una “grande cospirazione di destra”. Allora l’uscita fu considerata inadeguata e imbarazzante ma le rivelazioni successive hanno dimostrato che non aveva torto. Sul cammino verso la Casa Bianca restano alcuni ostacoli: la difficoltà di ogni partito americano di riuscire a conservare la presidenza per 3 mandati consecutivi, il logorio del “marchio Clinton” e i possibili imprevisti in politica interna e estera che potrebbero portare il partito Democratico sulla difensiva. Intanto però oggi Hillary è in indubbio vantaggio con la maggior parte dei sondaggi che la danno vincente nei confronti di qualunque candidato repubblicano.

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