Fondazione Marisa Bellisario

LA POLITICA MONETARIA DI JANET IRROMPE NELLA CAMPAGNA DI HILLARY

di Ornella Del Guasto
Il 28 ottobre il comunicato finale della riunione del Federal Open Market Committee, braccio della politica monetaria della Fed, ha comunicato di aver lasciato invariato i tassi di interesse allo 0-0,25% ma che probabilmente “sarà appropriato rialzarli nella prossima riunione del 15 e 16 dicembre”. È dal 2006 che la Banca centrale non alza il costo del denaro ed è quindi giustificabile una stretta monetaria dato che è incomprensibile che una banca così potente come quella americana continui a prestare denaro gratis, tanto più che gli USA sono in leggera ripresa , l’inflazione è minima e la disoccupazione è scesa dal 10 al 5,1%. All’annuncio del possibile abbandono della politica attendista della presidente Janet Yellen i mercati hanno avuto una reazione contrastata anche se lei ha precisato che fino a dicembre dovranno essere valutati i progressi nell’occupazione e nell’inflazione. Tuttavia, monitorati gli sviluppi economici e finanziari globali, la Presidente sembra abbastanza ottimista mentre a settembre non aveva nascosto la sua preoccupazione per lo stallo della Cina: “oggi – spiega- l’economia americana sta crescendo ad un’andatura moderata e investimenti e consumi procedono a passo solido”.
La Yellen però è duramente contestata proprio all’interno della sua squadra e non ha vita facile. Infatti l’ipotesi dell’aumento dei tassi, scrivono i media americani, incontra l’opposizione dei suoi più potenti collaboratori democratici, che temono che una sia pur moderata stretta monetaria possa ostacolare la corsa di Hillary Clinton. Per prima si è mossa la potente Lael Branard, uno dei 3 governatori del board della FED che ha smontato i ragionamenti della Yellen conquistando subito l’appoggio dell’altro governatore, Daniel Tarullo, e non era mai avvenuto che 2 membri del board contestassero pubblicamente il Presidente. Sia la Branard siaTarullo hanno lavorato con Obama (che li ha messi al vertice della Banca centrale) e prima ancora avevano lavorato per Bill Clinton per cui i media USA sono convinti che la loro resistenza al rialzo dei tass , che potrebbe essere destabilizzante per i mercati globali, punti implicitamente ad evitare brutte sorprese alla campagna elettorale di Hillary. Non a caso la loro azione è in assoluta sintonia, sottolinea il Corriere della Sera, con quella di Larry Summers ex segretario del Tesoro con Bill Clinton, ex consigliere di Obama e attuale direttore del consiglio economico, molto attivo in questo periodo nel contestare ed interferire nelle scelte della FED. Due anni fa gli venne preferita la Yellen al vertice della Banca Centrale ma con Hillary alla Casa Bianca fra due anni la palla potrebbe tornare a lui.

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