Lella Golfo, Presidente Fondazione Marisa Bellisario
Sono i giorni del toto-Quirinale, siamo alla stretta finale e come sempre le candidature femminili sono tante e di spessore ma di fatto non sono supportate da un forte movimento di opinione che le legittimi, anzi! Il timore è che anche questa si trasformi nell’ennesima “occasione perduta”, che alla fine ci farà sentire il solito ritornello: «la prossima volta toccherà a una donna». Lo ripetono dall’85, quando le prime candidate donne furono Tina Anselmi e Nilde Iotti e poi salì al Colle Francesco Cossiga. Sono passati 30 anni, e siamo ancora fermi allo stesso punto! La verità è che finora le candidature femminili sono state un omaggio al politicamente corretto e non una volontà politica reale. Nel frattempo, però, il mondo è cambiato. Anche in Italia, dapprima con la legge sulle quote di genere, poi con le nomine istituzionali (dai Ministeri ai vertici delle aziende pubbliche e d’istituzioni come Equitalia), fino a una donna nello spazio sono caduti tanti tabù. Lo hanno chiarito a più riprese anche Napolitano e Renzi: è il momento che una donna salga al Quirinale.
Anche noi crediamo sia arrivata l’ora di far cadere quest’ultimo soffitto di cristallo! E non è solo una questione di genere ma di democrazia, di equità, di diritti e doveri.
Con la Fondazione Bellisario abbiamo attraversato questi 30 anni con fiducia e determinazione, convinte delle grandi potenzialità delle donne. Oggi so che possiamo e dobbiamo conquistare non una poltrona ma un traguardo. La Presidenza della Repubblica è una carica importante ma è anche il simbolo di un potere. Conquistarlo significa lanciare un messaggio chiaro: niente può esserci precluso per il solo fatto di essere donne e abbiamo le stesse opportunità degli uomini per giocare qualsiasi partita. È un passaggio importante, che segnerà il percorso femminile dei prossimi anni. Perdere questa partita significherà uno stop, un arretramento. E pochi giorni fa Giuliano Ferrara (un uomo e non certo un ardente femminista!) ha twittato: «Se non va una donna al Quirinale stavolta, non ci va più». Non possiamo che essere d’accordo: “Se non ora quando?”.
E allora non possiamo star a guardare in attesa che qualcosa si muova: dobbiamo essere noi donne a muoverci! È importante esserci ed essere unite. È importante far sentire la nostra voce.
Alle donne e all’associazionismo femminile chiedo solidarietà e sostegno come abbiamo fatto per le quote di genere: un traguardo raggiunto!
Ai politici chiedo coraggio! Il coraggio di scommettere sulle donne e sui loro talenti, il coraggio di rompere un tabù che non ha alcun senso e giustificazione, il coraggio di traghettare l’Italia tra i Paesi moderni. In questi ultimi anni tanto è stato fatto in tema di pari opportunità: percorriamo quest’ultimo miglio e non facciamoci fermare da pregiudizi dannosi e inutili.
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