Fondazione Marisa Bellisario

LA LENTA STRADA CONTRO LA GIUSTIZIA DI GENERE

di Valeria Ferrero & Valeria Gangemi
Due clamorose notizie confermano che in questo Paese le Donne sono ancora ritenute esseri di serie B. La prima notizia proviene dall’autorevole Cassazione e è una pronunciazione che lascia senza parole. Gli imputati per stupro possono ottenere l’attenuante – con relativo sconto di pena – di aver commesso un fatto «di minore gravità» anche nel caso di violenze carnali «complete». Secondo i supremi giudici, la «tipologia» dell’atto «è solo uno degli elementi indicativi dei parametri» in base ai quali stabilire la gravità della violenza e non è un elemento «dirimente». La Suprema Corte sottolinea che «così come l’assenza di un rapporto sessuale “completo” non può, per ciò solo, consentire di ritenere sussistente l’attenuante, simmetricamente la presenza dello stesso rapporto completo non può, per ciò solo, escludere che l’attenuante sia concedibile, dovendo effettuarsi una valutazione del fatto nella sua complessità».
Per effetto di questa decisione i magistrati hanno giudicato «fondato» il ricorso del violentatore che ha sostenuto che, per valutare la gravità di uno stupro, deve “assumere rilevanza la qualità dell’atto compiuto”. A parte che definire rilevante la qualità dell’atto ci sembra un palese ossimoro, rimaniamo sconcertate che il buon senso lasci spazio a un sofisticata quanto perversa analisi che giudica non colpevole quello che è, se e senza ma, un atto di violenza. E il fatto che fosse in preda all’alcol non dovrebbe essere una giustificazione ma un aggravante. Allora uccidere qualcuno in stato di ebbrezza dovrebbe essere giudicato nello stesso modo, idem se drogato.
Abbiamo la sensazione che il buon senso da tempo sia stato smarrito. E questa sensazione trova purtroppo conferma nella seconda notizia, ancora più brillante: lui accoltella la sua ex per sedici volte, ma nessuno dei colpi inferti è mortale pertanto va ai domiciliari. Lei non ha giustizia in quanto ancora viva ergo siccome la donna non è morta non è da considerare una vittima. Sedici coltellate non mortali rendono il colpevole innocente? Come mai questo paese accetta supinamente senza una ribellione compatta di uomini e donne; senza una voce comune che si ribelli contro quello che è un omicidio che si consuma giornalmente; senza che si agisca senza sfumature, senza sofisticate interpretazioni giuridiche. Perché consentiamo che politici ed istituzione siano passive davanti allo spettacolo di donne madri, figlie sorelle ammazzate senza che si faccia nulla di concreto e duraturo affinché questo trend mortale cambi? Sono tutte sentenze schiacciate da preconcetti, stereotipi, retaggi culturali pesanti come macigni. Difficilissimi da scardinare. Solo l’equa rappresentanza ai vertici della magistratura contribuirà a imporre il cambio culturale necessario a garantire che al dramma della violenza contro le donne venga attribuito il giusto peso. Senza se e senza ma.

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