La Camera ha bocciato a scrutinio segreto i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale che prevedevano la parità di genere. 335 voti contrari e 227 favorevoli per l’emendamento che prevedeva l’alternanza di genere in lista, vietando che potessero esserci due candidati dello stesso sesso in sequenza. Bocciato con 344 voti contrari e 214 a favore anche quello che prevedeva che nessuno dei due sessi potesse essere rappresentato in misura superiore al 50% per i capilista. Respinto anche con 298 voti contrari e 253 favorevoli il terzo e ultimo emendamento che prevedeva la proporzione del 40-60% per i capilista.
A niente è servita la protesta bipartisan delle 90 parlamentari arrivate in Aula in total white. Il Comitato dei nove e il Governo si erano rimessi all’aula e 39 deputati di Forza Italia, Fdi, Ncd e Udc hanno chiesto il voto segreto. Dunque le liste dei candidati dovranno garantire la presenza paritaria di uomini e donne: 50% e 50%, ma senza alternanza obbligatoria e le liste potranno avere fino a due uomini di seguito. Hanno vinto gli uomini, e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanché e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote di genere per legge. Forza Italia si era detta per la libertà di coscienza sul voto, ma dalla reazione in Aula di Stefania Prestigiacomo si capisce che il diktat c’era, senza contare che sono stati i maggiorenti del partito a raccogliere le firme per chiedere il voto segreto.
Dopo la sonora bocciatura, le deputate Pd hanno lasciato l’Aula di Montecitorio in segno di protesta e a quanto pare puntano a far mancare il numero legale per impedire la prosecuzione dei lavori sulla legge elettorale che domani dovrebbe essere licenziata dalla Camera per passare all’esame del Senato. Il punto politico è che sulle quote non sono stati pochi i falchi anche in area dem. Sul terzo emendamento (proporzione del 40-60% per i capilista), sul quale erano tra l’altro intervenuti diversi esponenti del partito, compreso l’ex segretario Epifani, c’era un accordo di massima per un voto compatto. Conti alla mano, invece, a fronte di 293 deputati Pd, in nessuna delle tre votazioni questa quota è stata raggiunta. Secondo il pallottoliere di Montecitorio, i voti mancanti nel Pd sono stati 66 nella prima votazione, 79 nella seconda e 40 nella terza. E non è passato sotto silenzio il fatto che nessuno dei renziani puri sia intervenuto a sostegno della norma. «Una triste pagina per il Parlamento», ha commentato la vice presidente della Camera, Marina Sereni (Pd). Lo sfogo più diretto è giunto da Rosy Bindi, che ha fatto un esplicito riferimento ai franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. E Renzi sappia, avverte, «che é su cose come questa che finisce la legge elettorale».
MA
11 commenti su “LA CAMERA E IL VOTO SEGRETO AFFOSSANO LE QUOTE DI GENERE”
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