Contributo di Lella Golfo alla Convention promossa e organizzata dal Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani.
L’Europa e l’Italia che vogliamo
15 Settembre 2017
Avevo 18 anni quando ho iniziato in Calabria la prima battaglia per le donne e da allora non mi sono più fermata.
Nel 1989, ho dato vita alla Fondazione Marisa Bellisario, per ricordare la prima grande manager italiana. Una Fondazione che oggi ha quasi 30 anni di lavoro alle spalle, centinaia di associate in tutta Italia tra imprenditrici, manager e libere professioniste.
Un osservatorio privilegiato sulle problematiche del mondo femminile. Un laboratorio di idee e proposte per le donne e il Paese con una miriade di iniziative che non sto qua a elencare.
Con questo bagaglio, nel 2008 sono entrata in Parlamento grazie al PDL di Silvio Berlusconi. L’esperienza da deputata è durata una legislatura e il mio impegno si è concentrato soprattutto sulla Calabria, sulle donne e sui vertici, perché è da là che parte il cambiamento di un Paese. Nel mio libro “Ad alta quota. Storia di una donna libera”, che ho presentato in tutta Italia e in giro per il mondo, ho raccontato anche quegli anni ma soprattutto la battaglia per la legge sulle quote di genere.
Una battaglia trasversale e inclusiva, vinta da tutte le donne ma pensata e voluta da una donna di centrodestra, con l’appoggio dei molti colleghi e colleghe parlamentari e dell’allora Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna.
Credo sia utile ricordare che nel 2008, quando ho presentato la Proposta di legge, le donne nei CdA erano il 5,9%, appena 170 contro 2712 uomini.
Secondo uno studio della Banca d’Italia ci sarebbero voluti almeno 50 anni per arrivare al 30%. Ci siamo arrivati in soli 5 anni! E oggi le donne che siedono nei CdA delle società quotate sono oltre 700 e quasi 300 nei collegi sindacali.
Le abbiamo riunite in un grande e importante evento alla Borsa di Milano e le ho conosciute una a una… tutte donne preparate e competenti e motivate…
Un miracolo? No, piuttosto è stato il mercato per primo a darci ragione.
I Presidenti e Amministratori Delegati di aziende come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Enel, Terna, Generali, Mediolanum, Ansaldo, Snai, Juventus, Bialetti, Saras e di tantissime altre quotate ci hanno ringraziato per i benefici che l’ingresso delle donne ha portato nei loro board. A tutti la Fondazione ha consegnato un attestato di merito per aver applicato e condiviso la legge che abbiamo chiamato La Mela Rosa
I benefici che ci hanno raccontato sono confermati dalle ricerche: oggi i membri dei CdA sono più giovani, istruiti, competitivi e competenti. L’ingresso femminile ai vertici, spesso ha ridotto l’indebitamento delle aziende e quasi sempre ha prodotto risultati economici migliori.
Se n’è accorto tutto il settore privato, dove negli ultimi 5 anni le donne dirigenti sono cresciute del 20%. E ce ne siamo accorte noi, perché molto spesso ci chiedono di accedere al nostro database di Curricula eccellenti.
Più faticosi sono stati i risultati nel settore pubblico. Anche lì abbiamo raggiunto un incoraggiante 25% ma ogni giorno ricevo segnalazioni di aziende che non hanno rispettato la legge.
Le società controllate rappresentano quindi un fronte ancora aperto e un’occasione da non perdere perché sulle controllate la presenza femminile può sortire benefici ancora maggiori in termini di innovazione e trasparenza di gestione.
Consentitemi di dire che da quel lontano 2012 sono cambiate tantissime cose.
Il dibattito sulla presenza femminile ha ripreso vita.
Enel, Eni, Poste, Ferrovie dello Stato, Rai e altre grandi aziende pubbliche sono guidate da donne anche se la strada per avere più donne Amministratori Delegati è tutta in salita.
Le politiche di welfare sono diventate centrali per le aziende. Proprio quest’anno la Fondazione Bellisario e Intesa Sanpaolo hanno istituito il Premio Women Value Company per le Piccole e Medie imprese che mettono le donne al centro delle loro strategie di crescita. Un’esperienza che ci ha fatto conoscere oltre 600 aziende davvero virtuose e che replicheremo.
Noi donne abbiamo finalmente capito che è importante esserci dove le decisioni vengono prese, in politica come in economia.
E che il POTERE non è “cattivo” ma serve a esercitare le proprie responsabilità, a prendersi carico dell’interesse comune, a contribuire al progresso del Paese.
Oggi più che mai, credo che il protagonismo femminile non sia una scelta ma sia indispensabile per L’ITALIA E L’EUROPA CHE VOGLIAMO.
Uno studio dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ha analizzato i vantaggi economici della parità di genere nei settori più strategici. Vi cito solo due tra i tantissimi balzi in avanti che una maggiore uguaglianza di genere potrebbe produrre da qui al 2050:
fino a 10,5 milioni di posti di lavoro e un aumento del PIL pro capite dell’Unione Europea fino al 9,6%, oltre 3 mila miliardi di Euro.
In questi anni, l’Europa e l’Italia hanno fatto tanti passi avanti, ma non basta.
C’è molto margine di azione in molti campi e l’Italia deve attestarsi come apripista in Europa, così come abbiamo fatto per la legge sulle quote.
L’allora Vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding appoggiò incondizionatamente la battaglia sulle quote e insieme firmammo una lettera aperta sulla loro utilità in Italia e in Europa che venne pubblicata in prima pagina sul Sole 24 Ore. E, dopo l’approvazione, convocò una conferenza stampa congiunta a Bruxelles. Purtroppo su questo fronte l’Europa si è fermata. L’Italia oggi è accanto a Francia, Svezia e Finlandia, gli unici Paesi europei ad aver superato il tetto del 30% di donne nei CdA delle grandi aziende.
La tanto discussa e tormentata legge sulle quote di genere dimostra che si può eccellere, si può diventare modello.
Ma serve la volontà politica, l’unica che può guidare l’Italia e l’Europa fuori dal guado.
Serve volontà politica e competenza per una riforma che metta insieme welfare e politiche del lavoro, abbattendo l’inaccettabile divario occupazionale tra uomini, donne e giovani, Sud e Nord.
In Germania il 71% delle donne sono occupate. In Italia, invece, il tasso di occupazione femminile si ferma al 49,1%, con punte del 59,7% in Lombardia e di un avvilente 29,4% in Calabria. Siamo penultimi in Europa con un divario di 13.2 punti dalla media europea.
E, ancora, in Italia, 1 donna su 3 lascia il lavoro all’arrivo del primo figlio.
Oggi va al nido il 20,8% dei bimbi italiani, il 25% al Centro-Nord e appena il 10% al Sud… Anche su questo fronte siamo lontani dall’obiettivo europeo del 33%.
Eppure, tutte le statistiche dimostrano che avere più donne al lavoro non è soltanto giusto ma conviene. All’Italia e all’Europa. Bisogna cambiare passo. E non ci riusciremo a colpi di bonus ma solo con riforme serie, strutturali e sistemiche.
Serve volontà politica per una riforma dell’istruzione che ci ponga all’avanguardia nelle materie STEM, quelle che creeranno le più grandi opportunità di occupazione e crescita nei prossimi decenni. E serve che sempre più donne seguano percorsi tecnico/scientifici e imparino il linguaggio delle nuove tecnologie: lo suggeriva Marisa Bellisario ben 30 anni fa, indicando la tecnologia come il bacino più promettente per il lavoro femminile
.
Serve volontà politica per investire con coraggio e decisione sull’imprenditoria femminile, che già tanti risultati ha dato, anche in tempi di crisi. Oggi siamo primi in Europa anche davanti alla Germania con oltre 1 milione e 300 mila aziende guidate da donne. Su 10 imprese nate dal 2010, 4 sono femminili e il 12% sono guidate da giovani imprenditrici.
Serve volontà politica per avere più donne in politica.
Recentemente Alessandra Ghisleri ha condotto per la Fondazione Bellisario una ricerca sulle potenzialità delle donne in politica. Dai dati emerge drammaticamente la disillusione dei cittadini per la politica. La maggioranza la giudica “vecchia”, finita, inutile per risolvere le grandi emergenze del Paese e reclama una “scossa”!
Hanno perso la fiducia nella politica ma hanno mantenuto la fiducia nelle donne. Il 42,1% degli elettori e il 49,8% di quelli di Forza Italia pensano che sia possibile creare una startup politica guidata da una donna.
Noi come Fondazione Marisa Bellisario ci stiamo pensando seriamente. Siamo tante, DONNE – e non solo – impegnate nella famiglia, nel mondo del lavoro e degli aiuti agli altri.
Perché oggi serve un approccio pragmatico e pluralista. Per questo abbiamo deciso di impegnarci anche politicamente per essere protagoniste in questa importantissima epoca di transizione…
E allora vi dico … Avanti donne!
La parità non è di destra o di sinistra ma la sinistra è stata sempre molto brava a scuotere l’albero e raccogliere i frutti…
Mentre noi non siamo stati altrettanto bravi a rivendicare i nostri risultati, come la legge sulle quote, unanimemente riconosciuta come epocale.
Oggi non servono slogan ma azioni concrete. Perché l’uguaglianza di genere non è solo una questione di valori ma di modernizzazione sociale ed economica.
“Il Potere delle donne” è il titolo della XVIII edizione del nostro seminario internazionale Donne Economia e Potere, in calendario il 27 e 28 Ottobre a Bari alla presenza di oltre 300 tra manager, imprenditrici e professioniste Un potere che dobbiamo esercitare insieme agli uomini per l’Italia e l’Europa che vogliamo.
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