Siamo felici di pubblicare integralmente l’editoriale del Direttore de La Stampa Maurizio Molinari.
Per l’Italia che il 4 marzo si è recata alle urne chiedendo un forte rinnovamento della classe politica è arrivato il momento di avere una donna alla guida del governo. Il risultato del voto non potrebbe essere più evidente perché oltre la metà degli elettori ha votato per partiti anti-establishment ed a prescindere da quale sarà la combinazione di forze che esprimerà il nuovo presidente del Consiglio, l’opportunità di avere in Italia la prima donna premier ha un valore strategico. E’ un interesse nazionale. Per tre ragioni convergenti che nulla tolgono al valore degli uomini candidati al medesimo ruolo.
Innanzitutto il fattore-entusiasmo. Possono esserci pochi dubbi sul fatto che milioni di italiani hanno votato con entusiasmo per sconfiggere i partiti tradizionali e creare un nuovo assetto politico ma si tratta di una coalizione di forze assai differenti fra loro, se non contrapposte, che in più rappresentano aree di territorio geograficamente separate.
L’impasse in cui ci troviamo nella formazione del governo rischia di moltiplicare lo scontento. Dunque serve un elemento coagulante per mantenere il fattore entusiasmo – a prescindere dal partito che guiderà l’esecutivo – e nulla può avere tale impatto quanto la prima donna premier dalla nascita della Repubblica.
Potrebbe trasformare l’entusiasmo per il voto in entusiasmo per il governo, contribuendo a rafforzare la credibilità delle istituzioni rappresentative in una stagione segnata dal loro indebolimento.
In secondo luogo, non mancano candidate valide. La nuova legislatura si distingue per il numero record di donne elette e dentro ogni schieramento ve ne sono con competenze e capacità tali da poter diventare premier. Non solo: anche nelle altre istituzioni del Paese vi sono donne in grado di garantire un profilo alto alla tutela dell’interesse nazionale. Dalla giustizia alla sicurezza, dalle professioni liberali all’amministrazione pubblica vi sono donne con indubbie qualità di governo del Paese.
Inoltre, una donna premier assegnerebbe all’Italia un ruolo di primo piano nel movimento per combattere abusi e violenze di genere, garantendo ad ogni cittadino pari opportunità. Il #meetoo che tiene banco negli Stati Uniti dall’indomani del caso Weinstein e vede una moltitudine di donne denunciare pubblicamente chi commette abusi e violenze contro di loro indica una straordinaria opportunità per le istituzioni delle democrazie avanzate: dimostrare con i fatti che i diritti delle donne appartengono a tutti. Rompendo il tabù nazionale della donna premier – che resiste da 71 anni – l’Italia lancerebbe un segnale folgorante in tal senso.
Ma non è tutto: sono numerosi gli studi, italiani e stranieri, che attestano quanto il ritardo nella parità di genere freni lo sviluppo economico e una premier in Italia sarebbe un evento spartiacque, di impatto tale da favorire un ruolo maggiore delle donne nel sistema produttivo nazionale, con una pioggia di ricadute positive. E ancora: chi meglio di una donna potrebbe guidare il nostro Paese nella sfida alle diseguaglianze lì dove questo tallone d’Achille della società nazionale è rappresentato soprattutto da famiglie con figli che provano disagio per non poter coronare i propri sogni?
Ultima, ma non per importanza, una ragione di valore strategico per l’Occidente: le democrazie sono aggredite dal terrorismo jihadista che persegue la sottomissione di chiunque ad un’ideologia intollerante che ha una parte centrale nella teorizzazione della sottomissione della donna. Scegliendo una cittadina per premier l’Italia dimostrerebbe di saper esprimere, nel bel mezzo del Mediterraneo, il «soft power» più efficace contro i jihadisti.
Insomma, dall’importanza di premiare la voglia di rinnovamento uscita dalle urne all’opportunità di favorire lo sviluppo sociale, dalla necessità di battere le molestie alla sfida di promuovere i diritti su scala globale sono tante, molteplici e vitali le ragioni che portano a suggerire la necessità per l’Italia di avere per la prima volta una donna alla guida del governo. Tocca ai partiti espressione della volontà popolare la responsabilità di raccogliere questa sfida.
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