Il 2 dicembre si è tenuto a Roma il convegno “Profili di gestione delle crisi. Il Mercato, le imprese, la societa’” presso la sede dell’Abi di Palazzo Altieri, , realizzato da Fondazione Berionne, Fondazione Marisa Bellisario e Abi, in collaborazione con Deloitte. Esso prendeva spunto dalla pubblicazione del volume curato da Claudio Patalano e Carlo Santini edito da Cedam e ha rappresento un’importante occasione di approfondimento sul tema della crisi, in ottica di prevenzione e di crisi conclamata.
Il convegno è proseguito per l’intera giornata articolato in tre sessioni: Mercato e regolatori; Strumenti per la prevenzione della crisi; Attori, ruoli e azioni per la gestione delle crisi, con intervenuti d’ illustri relatori tra i quali : CARLO SANTINI Presidente Fondazione Gabriele Berionne, GIOVANNI SABATINI Direttore generale ABI, LELLA GOLFO Presidente Fondazione Marisa Bellisario, PAOLO PANARELLI Direttore generale Consap e membro del Consiglio Direttivo Fondazione Gabriele Berionne, CLAUDIO PATALANO CEO di Patalano & Associati Consulenti di Impresa e Membro del Consiglio Direttivo Fondazione Gabriele Berionne, GIOVANNI CALABRO’ Direttore Generale dell’Antitrust, MARCO VULPIANI Partner Deloitte, RITA SANTARELLI, Coordinatrice della Commissione di verifica per la legge sulle quote di genere in Fondazione M. Bellisario e Presidente Vises.
LELLA GOLFO ha moderato la sessione dedicata agli ATTORI; RUOLI E AZIONI PER LA GESTIONE DELLA CRISI, per qualificare il ruolo, le attese e le esigenze dei singoli attori coinvolti nei processi di superamento delle situazioni di stallo, focalizzando l’attenzione sull’apporto della donna nei possibili ruoli di manager, consulente, controllore.
Nel suo eccellente intervento la Presidente della Fondazione Bellisario ha tracciato un bilancio positivo sull’applicazione della legge n. 120/2011 di cui è prima firmataria, una norma dalla sofferta approvazione, portata a termine solo grazie alla sua tenacia e ad un suo incessante lavoro e che a partire dal 12 agosto 2012 ha introdotto le quote di genere nei Cda delle società quotate e controllate dalle pubbliche amministrazioni.
Un anno dopo la sua entrata in vigore, infatti, la legge 120 ha generato benefici e crescita di valore, sui quali solo in pochi avevamo scommesso, compiendo in Italia una piccola rivoluzione. Un dato entusiasmante quello che emerge osservando la progressione: nel 2008 le donne con un posto nei Cda di aziende quotate erano circa 5,9% e sono passate al 17,2% in di questi giorni, mentre in America restano ferme al 14 % .
I numeri, poi, sono destinati a crescere perché man mano che i consigli vengono rinnovati si fa spazio alla presenza di donne. Ciò significa che quel vincolo legislativo a tempo sta cambiando davvero cultura e mentalità ed esso ha rappresentato la soluzione più immediata ed efficace per aprire al mondo femminile le stanze dei bottoni. Basti pensare che per raggiungere la percentuale del 30 % nel 2015, senza questa legge, sarebbero stati necessari ben sessant’anni ! Se la cultura e la mentalità faticano a riconoscere alle donne compiti che meriterebbero, allora ben vengano degli strumenti legislativi che impongono certi risultati, permettendo di far emergere persone di valore senza discriminazioni di genere.
Grazie alla legge Golfo-Mosca, dunque, sempre più donne hanno raggiunto posti di comando, anche se a beneficiare di una leadership al femminile sono state, soprattutto, le medie e grandi imprese, perché nelle società dove la legge non è applicabile gli incrementi sono molto lenti.
Le imprenditrici italiane che stanno lavorando sul difficile sentiero della recessione economica, inoltre, ci hanno dato prova di una capacità lavorativa e di una spinta innovativa eccezionali. Esse, infatti non solo reagiscono e sfidano la crisi, ma lo stanno facendo con grandi successi riuscendo anche a portare un segno positivo all’interno dell’andamento economico del nostro Paese drammaticamente negativo. Ed è’ per questo che Lella Golfo ha ribadito con forza che senza donne al potere l’uscita dal tunnel è lontana, esse poi riuscirebbero a fare impresa e governare in modo più corretto e responsabile perché sono meno corruttibili, capaci di spirito di sacrificio e costanza.
La Presidente della Fondazione Bellisario ha ricordato che occorre sostenere fattivamente l’imprenditoria femminile prevedendo incentivi e canali di microcredito privilegiati, guardando anche al merito e ai risultati, mentre invece, con la crisi, la contrazione del credito si è diretta maggiormente verso le imprese femminili i e le garanzie richieste alle donne dagli istituti di credito rispetto ai colleghi maschi sono sempre maggiori. Non ha mancato, poi, di sottolineare che in Italia la pressione fiscale ha raggiunto livelli troppo elevati, registrando un grosso divario rispetto alla media europea, mentre essa andrebbe ridotta e il risultate è stato che tante imprese hanno trasferito le loro attività all’estero, incrementando l’esercito dei disoccupati. Pertanto, occorre urgentemente offrire alle imprese italiane condizioni più favorevoli per sopravvivere ed essere di nuovo competitive . Il sistema fiscale italiano non dovrebbe penalizzare il lavoro delle donne , bensì premiare e incentivare le imprese femminili. Occorre abbattere la troppa burocrazia che incombe sul lavoro autonomo, settore che può creare nuova occupazione, ma le tante leggi oppressive, l’eccessiva tassazione e rischi ai quali esso è sottoposto lo impediscono.
Secondo Lella Golfo primo fronte assoluto su cui intervenire da parte dello Stato è rappresentato dalla disoccupazione giovanile che con la recessione economica è cresciuta vertiginosamente, aumentando il tasso di povertà . In particolare, i settori in cui le donne sono state maggiormente colpite nella perdita di posti di lavoro sono stati il Servizio sanitario nazionale , l’istruzione, la PA. È vitale tutelare le tante, troppe cittadine che hanno perso il posto di lavoro in misura anche maggiore rispetto agli uomini ed è sempre più necessario che più donne lavorino perché le famiglie possano avere una maggior capacità di spesa, aumentare i consumi, per far ripartire l’economia, garantendo una crescita generale. Per favorire l’ingresso della componente femminile nel mercato del lavoro occorre anche realizzare strategie di conciliazione tra lavoro e cura della famiglia, promuovendo politiche del lavoro e del welfare a misura di donne che risolvano il problema dell’esclusione e dell’abbandono del posto di lavoro da parte delle stesse. Il welfare italiano, invece, non aiuta l’occupazione femminile e il gap con il resto dell’Europa è evidente.
Sul fronte delle donne al potere, pero, c’è in atto un cambiamento generale e ci incoraggiano molto le recenti esperienze estere, come con la nomina di una donna alla guida della FED e insieme a lei la nuova Presidente della Banca Russa , esperienze che andrebbero imitate anche nel nostro Paese.
Alla conclusione dei lavori, Lella Golfo si è augurata che le proposte fatte durante l’interessante convegno possano concretizzarsi , di poter lavorare per la crescita e sviluppo del nostro Paese e avere un futuro libero da paure e incertezze.
PAMELA PAPARONI
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