Fondazione Marisa Bellisario

CONTRO LA LEGGE SPAGNOLA ANTI-ABORTO SI MOBILITA L’EUROPA DELLE DONNE

Era cominciata come un’iniziativa del cenacolo femminista ‘Les comadres y mujeres por la Igualidad’, le comari e donne per l’uguaglianza, di Pola de Laviana, un piccolo paese delle Asturie. È finita col diventare una mobilitazione nazionale, a Madrid, con 300 associazioni che hanno aderito al manifesto “per il diritto a decidere” e almeno diecimila manifestanti in piazza contro la ‘controriforma’ dell’aborto proposta nel dicembre scorso dal governo di Mariano Rajoy, per chiederne il ritiro e le dimissioni del promotore, il ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardon.
Sul tam-tam rilanciato nei social network, sit-in di protesta e flash mob hanno preso vita da Londra a Bruxelles, da Amsterdam a Milano, da Roma a Firenze, davanti ambasciate e consolati spagnoli. Anche Parigi ha manifestato contro la legge che limita l’aborto. Al corteo erano presenti anche la leader del gruppo Femen, la ucraina Inna Shevchenko, e la candidata socialista a sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. Il ‘treno della libertà’ – quello che portava appunto le esponenti del movimento dalle Asturie a Madrid – non è stato l’unico a calare sulla capitale, ma decine di vagoni e autobus sono giunti da numerose città spagnole carichi di manifestanti.

La «Riforma della salute sessuale e riproduttiva e dell’interruzione volontaria della gravidanza» modifica la legge voluta dai socialisti che è stata in vigore per tre anni eliminando i vincoli temporali entro i quali è possibile interrompere la gravidanza e consentendo l’aborto solo nei casi di stupro e di «pericolo grave» per la salute fisica o psichica della donna. Inoltre, abolisce anche la possibilità, introdotta nel 2010, che ragazze minori di 16 anni possano abortire senza il consenso dei genitori. L’aborto non avrà conseguenze penali per la donna mentre costituirà reato per i medici che violino la legge. Viene introdotta la possibilità di obiezione di coscienza per i medici e i professionisti che prescrivono l’interruzione della gravidanza non potranno lavorare nei luoghi dove sarà poi effettuata. Inoltre, è vietata la pubblicità per le cliniche che attuano l’aborto.
Al contrario, la legge voluta da Zapatero nel 2010, formalmente ancora in vigore fino all’imminente ratifica parlamentare della nuova, consentiva di poter abortire, senza dare spiegazioni, entro le prime 14 settimane, allungabili a 22 in caso di «grave pericolo per la vita o la salute della donna», rischio di gravi anomalie per il feto, o infermità estremamente gravi e incurabili.
Per questo, l’opposizione socialista ha qualificato il nuovo progetto di legge come “cinico” ed “ingiusto” promettendo battaglia contro una legge che colpisce «l’autonomia delle donne per esercitare liberamente la loro maternità». Contro la norma, secondo i sondaggi, ci sono anche 8 spagnoli su 10 e alla marcia di Madrid si sono uniti anche sindacati, come l’Union General de Trabajadores, che ha ricevuto l’appoggio della Cgil italiana, e rappresentanti politici dell’opposizione, fra i quali la numero due del Psoe, Elena Valenciano, e il deputato di Izquierda Unida, la Sinistra Unita, Gaspar Llamazares.
Il controverso progetto di riforma, promosso a dicembre per compiacere l’ala più conservatrice del Partido Popular in vista delle elezioni europee di maggio. In realtà, la mossa si è rivelata un boomerang che ha fatto levare numerose voci di protesta anche all’interno dello stesso partito di governo, al punto che il premier Rajoy ha dovuto riconoscere che si tratta di una “riforma controversa”. Il Congresso dei Deputati, dove il PP ha la maggioranza assoluta, ne ha rinviato l’esame a giugno prossimo, dopo la tornata elettorale.
MA

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