Fondazione Marisa Bellisario

Bce, non è una banca per donne

Il dado è tratto. A maggioranza qualificata, con il solo voto contrario della Spagna, il Consiglio europeo ha deciso: dal prossimo 15 dicembre il lussemburghese Yves Mersch entrerà nel comitato esecutivo della Banca centrale europea.
Per la prima volta, nessuna donna al vertice della Bce. Il consiglio direttivo (composto dai 17 governatori della banche centrali e i 6 membri del comitato esecutivo) sarà tutto al maschile. A meno che il nuovo governatore della banca centrale lussemburghese, che prenderà il posto di Mersch, non sarà una donna, entrando così di diritto nel consiglio direttivo della Bce. Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, e i capi di stato e di governo hanno così deciso di ignorare il parere del parlamento europeo che chiedeva di nominare una donna.
Parere che ottemperava al principio di uguaglianza uomo-donna sancito dai Trattati e dalla Carta sui diritti fondamentali, nonché alla base di un numero importante di decisioni della Corte di giustizia europea, aprendo un conflitto tra i due rami del potere decisionale dell’Unione europea. Conflitto che rischia di svilupparsi in modo imprevedibile. Perché, a parte la questione della disparità di genere, è la ferita inferta al già delicato equilibrio istituzionale che più preoccupa. Per prevenirla, Emma Bonino si era fatta promotrice di un’azione di sostegno alla posizione del parlamento europeo attraverso una lettera aperta a Van Rompuy – e per conoscenza ai presidenti Draghi (Bce), Barroso (commissione europea) e Schultz (parlamento europeo) – sulla quale in questi giorni aveva raccolto più di 200 firme autorevoli, italiane e non.
Nella lettera, Van Rompuy veniva invitato ad avviare un dialogo costruttivo con il parlamento europeo per trovare un accordo sulla nomina di una personalità femminile con riconosciuta autorità ed esperienza professionale nel settore monetario e bancario. Contestualmente, gli stessi firmatari hanno fatto pervenire una comunicazione urgente ai rispettivi capi di stato e di governo (Hollande, Merkel, Rajoy e, per l’Italia, Monti e per conoscenza ai ministri Grilli e Moavero) per chiedere loro di non associare il proprio voto a questa decisione.
È andata come non doveva andare: il caso è stato chiuso con un atto di arroganza da parte del Consiglio europeo. D’accordo, la decisione è inter-governativa e le nomine non devono passare attraverso il vaglio del parlamento europeo per essere legittimate. Se vulnus c’è stato, esso ha preso la forma di scarsa considerazione nei confronti della democrazia rappresentativa.
Da notare anche il singolare silenzio della sempre più pavida commissione europea, custode dei Trattati e quindi sorvegliante della corretta applicazione del diritto dell’Unione. Rimane il problema del disequilibrio di genere. Ma quello è riconducibile anche alla rosa delle candidature presentate dagli stati membri.
E in questo caso il nostro non ha fatto e non fa meglio degli altri, fra i vari Padoa Schioppa, Bini Smaghi, Draghi, Visco, Saccomanni… C’era una donna ai vertici di Banca d’Italia ma è stata mandata a fare calcoli alla Rai. Non c’è dubbio: quello delle banche centrali rimane a man’s world.

 

Fonte: Europaquotidiano, 24 Novembre 2012

1 commento su “Bce, non è una banca per donne”

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