«A sei anni dalla sua entrata in vigore, la Legge italiana sulle quote di genere nei board aziendali, cosiddetta legge “Golfo Mosca”, registra un successo superiore alle aspettative, come dimostrano le 227 società quotate alla Borsa di Milano nei cui consigli di amministrazione il 33% indicato come obiettivo è stato superato: oggi il 33.5 dei componenti dei boards delle società quotate è donna. Uguale esito nelle circa 3mila società pubbliche non quotate, dove la presenza delle donne nei board è cresciuta dal 18% del 2014 al 31% a fine 2017, superando la quota prevista».
Muove da dati più che incoraggianti la riflessione odierna della Viceministra per lo Sviluppo Economico Teresa Bellanova al Global Summit of Women sul tema “Donne nei boards: sono le quote la risposta?”, nell’ambito della 62° Edizione della Commissione sulla Condizione Femminile Onu a New York.
«La felice applicazione in Italia di questa legge – osserva la Viceministra Teresa Bellanova – è dovuta a una serie di fattori. Innanzitutto il sostegno di cui ha goduto. Pur portando il nome delle due parlamentari donne che l’hanno scritta, la norma infatti è stata approvata anche grazie all’appoggio degli uomini, sensibilizzati opportunamente dalla componente femminile del parlamento, con un supporto determinante dal mondo dell’associazionismo femminile e, non da ultimo, dal Governo, anche con la diffusione sui principali media di un’intensa campagna di sensibilizzazione sul tema appositamente realizzata.
Quindi l’applicazione graduale, che ha consentito percorsi di maturazione coerenti nelle aziende e meccanismi di selezione conseguenti rispetto alla rappresentatività, verificati da sistemi di monitoraggio e vigilanza affidati a Consob per le società quotate e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per quelle controllate da pubbliche amministrazioni. Quello che è significativo rilevare è il cambiamento positivo interno alle imprese che la legge ha messo in moto. Come dimostra uno studio condotto dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano la legge ha prodotto un significativo rinnovamento degli organi collegiali di amministrazione e controllo con un aumento di componenti con un più alto livello di istruzione sia di uomini che di donne; una maggiore presenza di donne più giovani e maggiore presenza di presidenti donne, ma non di CEO ; e una riduzione dei membri appartenenti a più boards e dei rapporti di parentela tra membri dei boards. Significa aver posto la meritocrazia al centro dei criteri di selezione dei componenti dei boards femminili e maschili. È il risultato principale. Il che ci dice, di converso, che probabilmente lo status quo ante rispondeva a logiche del tutto differenti. Certo non meritocratiche».
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