Fondazione Marisa Bellisario

NASCERE IN ITALIA: UN PERCORSO A OSTACOLI

Si chiama “Mamme in arrivo” l’ultimo rapporto di Save The Children,presentato oggi in Campidoglio, disegna uno scenario del percorso nascita a dir poco frammentato e una società che cambia volto.
La denatalità
In Italia si nasce poco e i figli sono sempre meno. Continua la tendenza in discesa delle nascite sebbene con una minima ripresa, nel 2013 per il secondo anno consecutio i nuovi nati sono stati 514mila, l’80% da donne italiane. Il tasso di fecondità è di 1,29 nel 2013 (nel 2008 era pari a 1,34), molto inferiore alla media europea che si attesta a 1,58 figli per donna.
Una denatalità in gran parte attribuita dagli esperti e a problematiche sociali, quali difficoltà abitative, precarietà del lavoro, carenza di strutture a sostegno della famiglia e assenza della rete di sostegno.
L’età delle madri si sposta in avanti
Sono 171.000 i nuovi nati da mamme tra i 35 e i 40 anni ma la tendenza è a spostare l’età del primo figlio sempre più avanti: quasi 8 neonati su 100 hanno una mamma over 40, 280 le mamme over 50. Discreta la percentuale di mamme sotto i 25 anni che toccano a 11 neonati su 100. Fortunatamente in calo il fenomeno delle mamme-bambine: quasi 2.000 pari allo 0,4% del totale delle nascite nel 2013. Le mamme più mature sono in Liguria, Lazio e Sardegna. Ci sono poi le mamme segrete: ogni anno vengono lasciati in ospedale 400 neonati, il 30% da italiane il resto da immigrate.
Cambiano le famiglie.
Aumentano i genitori non sposati, di più al Centro-Nord. Nel 2013 sono nati 133.000 bambini da coppie non spostae (26% del totale) ma cresce anche il numero di famiglie di un +7,6% e diminuisce il numero dei componenti da 4 del 1951 a 2,6 del 2001 sino ai 2,4 del 2011. Sono in crescita anche le coppie senza figli. Un milione emezzo di famiglie sono composte da un solo genitore, di solito la madre con figli (83,7%).
Punti nascita: pochi e poco attrezzati
In Italia ne sono censiti oltre 521 ma il 29,4% di essi manca dei parametri e degli standard qualitativi e quindi sono considerati “fragili” sotto il profilo della sicurezza assistenziale sia perché fanno meno di 500 parti all’anno sia per insufficiente disponibilità di personale medico/ostetrico che di servizi di trasporto materno e neonatale di emergenza.
Il numero più elevato di queste strutture è in Campania (20%), Sicilia (18%), nel Lazio (12%) e in Sardegna (10%).
Consultori.
Sono 1.911, circa 1 per 29mila abitanti. Frammentata la rete sul territorio nazionale e l’offerta dei servizi varia da una regione all’altra. La val d’Aosta ha il numero maggiore di consultori (3,5 per 20mila ab.), seguita da Toscana ed Emilia Romagna le minori coperture si rilevano in Molise, Friuli venezia Giulia, Trento e Bolzano. Solo un quinto delle strutture dispone di un’équipe completa (ginecologo, ostetrica, psicologo, assistente sociale e pediatra).
Coperture assistenziali.
Solo il 13% dei piccoli tra 0-2 anni è coperta da asili nido, questa percentuale scende ancora in alcune regioni toccando quota 2% in Calabria e Campania. E’ inferiore al 4,8% la quota di risorse destinate alle famiglie sul totale della spesa sociale.
MA

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