Fondazione Marisa Bellisario

LE “REGINE MADRI “ DEL GHANA

Di Ornella Del Guasto
Ad Accra in Ghana, si è svolta la straordinaria cerimonia del giuramento delle nuove elette al Consiglio nazionale delle leader tradizionali femminili, scrive The Daily Telegraph. Da ogni parte del paese, dalle città e dalle campagne sono arrivate le cosiddette “ regine madri”, vestite nei colori sgargianti della tradizione e coperte di monili d’oro “per indicare che siamo preziose”, dicono. Nel passato spesso erano le donne a guidare le loro comunità e oggi vogliono riprendersi il potere perduto. In Ghana tutte le città e i villaggi hanno una Famiglia Reale che discende dal primo nucleo che si stabilì in quel luogo, le regine madri vengono selezionate all’interno di queste famiglie e sono le custodi delle tradizioni popolari e a loro spetta la responsabilità di prendersi cura delle donne e dei bambini delle loro comunità. Questa tradizione di potere femminile coesisteva da secoli nel Ghana accanto a quella dei capi tribù che esercitavano poteri esecutivi, giudiziari e legislativi. Erano donne potenti e rispettate ma quando arrivarono i colonizzatori le scavalcarono contrattando solo con i capi , così che progressivamente la loro influenza diminuì. Quando il Ghana conquistò l’indipendenza la Costituzione non incluse le regine madri nelle istituzioni regionali per cui il loro ruolo si ridusse al cerimoniale mentre gli uomini crescevano in influenza sociale, politica ed economica.
Di recente però, aiutate da Internet, le regine madri più istruite hanno cominciato a rivendicare il loro ruolo tradizionale e a modernizzarlo. Stanno entrando in contatto con le leader degli altri Paesi africani, assumendo un impegno sempre più importante nell’istruzione delle donne e nella lotta alle mutilazioni femminili, ai matrimoni precoci e alla povertà perché “le nostre società sono dominate dagli uomini e invece abbiamo bisogno di donne leader che ci rappresentino e dialoghino con le donne di tutto il Paese”.

Le regioni del Ghana presentano una grande varietà ricchezza di culture e oggi si contano circa 10mila regine madri tra quartieri , villaggi, distretti e regioni. I loro propositi sono abbastanza facilitati nella capitale Accra e nel meridione sviluppato mentre lo sono meno nel nord povero dove le strade sono poche e malridotte e il loro ruolo è stato riconosciuto solo 10 anni fa e dopo una lunga battaglia. Qui le regine madri vengono chiamate “pognamine” che significa “capi donna”. Sono leader che consigliano , suggeriscono anche perché conoscono bene i problemi delle donne e cercano d aiutarle a crescere socialmente ma che hanno anche un proprio lavoro di levatrici, maestre, artigiane, tessitrici , funzionarie…perchè hanno bisogno di uno stipendio dato che devono coprire i costi delle cerimonie e magari aiutare le famiglie in difficoltà. Infatti mentre un capo tradizionale riceve uno stipendio dallo Stato solo poche pognamine, una per ogni regione, ricevono un piccolo salario. La pognaa deve portare dovunque i simboli del suo status: una frusta cerimoniale di peli di pecora e un cestino tradizionale intrecciato a mano e non può mangiare in pubblico, né andare al mercato o fare qualcosa di poco dignitoso. ”Il problema principale dei nostri villaggi è la povertà soprattutto tra le donne” – dice una regina madre – guardatevi intorno! Dovunque c’è una maggioranza di donne, perché gli uomini bevono e muoiono giovani oppure abbandonano le mogli e i bambini” Per aiutarle le pognamine hanno avviato nei villaggi piccoli progetti basati sulle risorse naturali e su vari argomenti che vanno dal cambiamento climatico, all’istruzione delle bambine, alla finanza…che hanno fatte diventare le donne tessitrici, apicoltrici, parrucchiere…ma soprattutto, in attesa dell’aiuto del governo o dei donatori (che tarda sempre) , hanno creato gruppi informali di risparmio chiamati “susu”. Il susu ad esempio ha permesso alla regina madre di un villaggio di andare in Canada a imparare a valutare le conseguenze di alcuni fattori sulla salute e a formare altre donne quando è tornata in patria”. Prima le donne non facevano niente e dipendevano in tutto dai mariti mentre ora riescono a guadagnare qualcosa e ad avere un po’ di soldi per figli. Spesso la pognaa chiede aiuto alla ong o manda un’ abitante del villaggio a formarsi ad Accra o all’estero in modo che rientrata passi alle altre le competenze acquisite. In Ghana le bambine sono costrette a lasciare presto gli studi perché i genitori dopo i maschi non possono permettersi di pagare le rette anche per loro e preferiscono che diano una mano nei campi. Così finiscono per sposarsi troppo presto e allora la regina madre del villaggio incoraggia i genitori a mandare le bambine a scuola e finanzia la formazione di una giovane insegnante che gestirà i corsi di recupero per le bambine costrette ad abbandonare la scuola. “Sarà l’istruzione a cambiare davvero le cose” – concordano le regine madri che lavorano anche a livello regionale e nazionale e soprattutto lottano per essere reintegrate a pieno titolo nelle assemblee dei capi regionali e nazionali dove vengono prese le decisioni e dove oggi possono partecipare ma senza diritto di voto, nemmeno sulle questioni che riguardano le donne e i bambini. Due anni fa l’associazione delle regine madri del Ghana ha incoraggiato altri paesi d’Africa a seguire il loro esempio (“Aqwcln”, rete delle regine e delle leader culturali africane), e finora hanno aderito 20 Paesi ma l’obiettivo è riuscire a includere l’intero Continente . Le responsabili vorrebbero organizzare nel 2017 una conferenza internazionale sul tema della protezione dei bambini e stanno lavorando per eliminare entro 5 anni la pratica delle mutilazioni genitali femminili. “La nostra organizzazione offre la possibilità di trovare informazioni, di condividere competenze, di scambiare idee ed intervenire con una sola voce sui problemi di tutta l’Africa. Contribuiamo così con molti fili al tessuto del nostro Paese” assicurano.

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