Fondazione Marisa Bellisario

FRANCIA: EMENDATA LA LEGGE REBSAMENT SULL’EGUAGLIANZA TRA UOMINI E DONNE

di Ornella Del Guasto
Una buona campagna popolare si è dimostrata più efficace di un discreto pour-parlers tra Ministri commenta Le Monde. Così come una giornata d’impegno delle associazioni femministe è riuscita a modificare una disposizione della futura legge Rebsament che secondo loro comprometterebbe la lotta contro la disuguaglianza di genere. Lo strumento di questo successo è stata una petizione diffusa sulla piattaforma charge-org che ha raccolto in 24 ore più di 30 mila firme grazie al tam tam delle reti sociali e a numerosi articoli i stampa. Per semplificare la vita delle imprese il testo, presentato il 22 aprile al Consiglio dei Ministri, sopprime il rapporto di situazione comparata (RSC ) instaurata dalla legge Rousy nel 1983 sull’eguaglianza professionale. I nuovi dati sono integrati sulla base di un dato unico che, secondo il ministero del Lavoro, “serve a identificare le disuguaglianze e a definire azioni che portino alla parità. Ed è sulla base di questo rapporto redatto ogni anno che devono organizzarsi i negoziati collettivi”. Manca però l’aggiunta che in caso di inadempienza le imprese rischiano penalità finanziarie e, senza questa precisazione, denunciano le femministe, la lotta contro la disuguaglianza diventerà impossibile e i salari delle donne resteranno inferiori, tra il 10 e il 24%, rispetto a quelli degli uomini come dimostrano le statistiche dell’Insee. La Ministra dei diritti delle donne Marisol Touraine e la segretaria di Stato Pascale Boistard avevano denunciato il problema ma senza successo. Un corriere allora è stato inoltrato il 6 maggio all’Alto Consiglio per la parità di genere a Rebsament e l’iniziativa ha dato fuoco alle polveri. Nel ponte dell’8 maggio le reti femministe si sono attivate a cui hanno fatto da cassa di risonanza i simpatizzanti e i media, una protesta così forte che il Governo è stato costretto a fare marcia indietro affermando che il progetto di legge sarà modificato e proposto un emendamento che preciserà che “la base di dati unici comprenderà obbligatoriamente una specifica analisi della situazione comparata delle donne e degli uomini” . Il 12 maggio il Ministero del Lavoro si è affrettato a ribadire che “il malinteso è stato cancellato”.

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