Fondazione Marisa Bellisario

FRANCIA BATTE ITALIA SU TROPPI FRONTI

In Italia la parità al Governo è durata lo spazio di una settimana. Nel 2014, al momento della presentazione della lista dei Ministri, Matteo Renzi fece l’inaudibile nella storia della Repubblica italiana: parità assoluta, otto donne e otto uomini, con dicasteri di peso e mai al femminile come la Difesa. Appena una settimana dopo, però, la lista dei Viceministri vedeva la quota femminile scesa al 32% e quella dei sottosegretari al 27%. Da lì un percorso in discesa, con la dipartita prima del Ministro Lanzetta, poi di Federica Mogherini e Federica Guidi fino ad arrivare a 11 uomini e 5 donne (69% contro 31%) fra i ministri e a 35 uomini e 11 donne (76% a 24%) fra viceministri e sottosegretari. Con Gentiloni, il rapporto è sceso ulteriormente con 5 ministre su 18 dicasteri e il 14,2& di viceministre il 14,2%. E, nel frattempo, da Renzi passando per Gentiloni, la Pari opportunità continuano a non meritare la dignità di Ministero per rimanere un semplice Dipartimento.

Poi arriva il giovane Emmanuel Macron e marca la differenza, con l’Italia e con tutta l’Europa. La parità nel suo governo è assoluta: 18 ministri, nove uomini e nove donne. Idem sul fronte die sottosegretari: 2 uomini e due donne. Sono donne il ministro della Difesa Sylvie Goulard, quella delle Solidarietà e della Salute Agnes Buzyn, la Ministra della Cultura Francoise Nyssen e del Lavoro Muriel Penicaud, la Ministra dell’Oltremare Annick Girardin, dello Sport Laura Flessel, la Ministra dei Trasporti Elisabeth Borne e quella degli Affari Europei Marielle de Sarnez. Marlène Schiappa, anni 35 è la Sottosegretaria per la Parità tra donne e uomini mentre Sophie Cluzel è Sottosegretaria per le Persone handicappate.
D’altro canto, l’unico ambito in cui siamo riusciti a competere con la Francia in termini di parità è quello delle donne nei CdA grazie alla legge Golfo sulla quote di genere. Su tutti gli altri fronti, invece, il divario è parecchio e difficilmente colmabile nel breve periodo se non attraverso interventi normativi decisi e radicali.
Mentre infatti in Italia il tasso di occupazione femminile si ferma a quota 48,1% con gravi ivari tra Nord e Sud, in Francia si è ampiamente superato l’obiettivo di Lisbona del 60%. Un risultato raggiunto anche grazie all’ampio sostegno dato dai governi francesi alla famiglia e alla conciliazione pari al 3,5% del Pil (4% fino al 2013). In Francia, ancora la natalità è attorno al 2,01 figli per donna (dati Eurostat) contro 1,43 delle italiane. Come sottolinea il demografo Ron Lesthaeghe: “For the economy Germany is the strong man of Europe, but when it comes to demography France is our fecund woman”.
E l’Italia? Continuando di questo passo, rischia di mantenere solo il primato delle donne ai vertici…

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