Di Ornella Del Guasto
In tutte le città del Brasile le donne stanno scendendo in piazza per manifestare contro un progetto di legge, approvato il 21 ottobre dalla commissione giustizia della Camera dei Deputati e che adesso dovrà essere discusso al Senato, che rende più complicata la somministrazione della “pillola del giorno” dopo alle vittime di stupro. In base ad esso, una donna che ha subito violenza se vuole interrompere la gravidanza dovrà pubblicamente denunciare lo stupro e sottoporsi a un accurato esame medico in ospedale.
E’ raro scrive El Paìs che le brasiliane alzino la voce in modo così clamoroso contro il maschilismo e paradossalmente il pretesto che ha fatto scoppiare il malcontento è stata una futile trasmissione televisiva, l’edizione brasiliana di Junior MasterChef: i social network si sono riempiti di commenti maschilisti, pedofili e volgari contro la giovanissima concorrente. Un atteggiamento, va sottolineato, molto diffuso in Brasile ma questa volta un gruppo femminista ne ha approfittato per lanciare via twitter una campagna con l’hashtag #primeiroassedio che invitava le donne a raccontare e condividere la loro prima esperienza di molestie sessuali. In 4 giorni sono arrivati 82mila messaggi e l’età media della prima violenza è risultata oscillare tra i 9 e i 10 anni.
Da qui sono cominciate le proteste con le donne che hanno denunciato soprattutto il conservatorismo del parlamento dominato dal presidente della Camera Eduardo Cunha, appoggiato da un forte gruppo di parlamentari evangelici. Cunha, leader del “Partido do movimento democratico brasileiro” ,è tra l’altro accusato di avere conti correnti in Svizzera nell’ambito dell’indagine sulle tangenti che ha coinvolto l’azienda petrolifera di stato Petrobas. Le brasiliane non vogliono nuovi diritti ma intendono conservare con le unghie e con i denti quello che hanno conquistato e che adesso viene messo in discussione. Ogni anno ci sono 500mila stupri in Brasile, considerato il quinto paese più violento al mondo per quanto riguarda le donne. Le brasiliane quindi non lottano solo per a parità di salario e per leggi che le aiutino a conciliare il lavoro con la famiglia ma soprattutto per avere il diritto di camminare per strada, prendere l’autobus o la metropolitana senza essere aggredite né insultate. Tutti i media sono rimasti sorpresi da questa imprevista esplosione sociale femminile e in particolare la protesta è stata affiancata da due popolari settimanali nazionali, Epoca e Istoé. “La discussione, scrive Epoca, è tornata al punto di partenza. Negli anni sessanta e settanta le donne hanno conseguito vittorie importanti e ora devono fronteggiare l’ennesima ondata conservatrice. A preoccuparle più di tutto è la paura di perdere i diritti che ritenevano ormai garantiti dalla legge e da non rimettere più in discussione”.
8 commenti su “BRASILE: ARRETRANO I DIRITTI DELLE DONNE”
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