Fondazione Marisa Bellisario

“LA CHIESA È DONNA”: IL LASCITO DI FRANCESCO

Nel mondo diviso, serve un Papa che unisca, presente e vicino” è la bussola immaginata per la scelta del 267esimo Papa della storia della Chiesa cattolica. E mentre il mondo, credente e laico, da ieri alle 19 è in attesa della fumata bianca, prosegue il circo delle ipotesi, dei pronostici ma anche delle serie riflessioni sul profilo del prossimo Pontefice in uno dei momenti più delicati e complessi della storia moderna. Un Papa scrive la storia del tempo e, in un modo che non sappiamo, anche il prossimo Pontefice disegnerà per tutti l’orizzonte.

Tanto è stato scritto sul primo Papa che ha voluto il nome Francesco e sugli effetti del suo governo sulla Chiesa nel mondo. Tanto sull’inusitato afflato che verso di lui nutriva il popolo degli ultimi e dei non credenti. E se non è questo lo spazio giusto per un qualsiasi giudizio di valore, lo è certamente per sottolineare quel che questo Pontefice ha rappresentato per l’altra metà del cielo, per le donne.

“La Chiesa è donna” è una delle frasi più emblematiche di Papa Bergoglio che dal primo all’ultimo giorno del suo Pontificato ha avuto il coraggio di tradurre il pensiero in azione. Non un generico riconoscimento del ruolo femminile nella società e nella Chiesa di cui era pastore ma un forte e convinto sostegno all’emancipazione e alla leadership femminile. Una rivoluzione che, con inusitata coerenza, Bergoglio aveva portato dentro la Chiesa e le mura vaticane e che da ultimo aveva visto quasi un’accelerazione, come se sapesse che il tempo stringeva e bisognava allungare il passo.

Sabato 15 febbraio, mentre era ricoverato in ospedale da ventiquattro ore, la sala stampa della Santa Sede rendeva ufficiale una nomina epocale che il papa aveva annunciato in tv: dal 1 marzo 2025 suor Raffaella Petrini – a cui l’anno prima avevamo consegnato la Mela d’Oro per il suo ruolo di Segretaria generale – sarebbe diventata presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Per la prima volta il potere esecutivo all’interno dello Stato che è il cuore della Chiesa cattolica spetta a donna, che diventa anche presidente della Pontificia Commissione con funzioni legislative. E Petrini già dal 2022 è tra i membri del Dicastero per i Vescovi – ruolo cruciale per la vita della Chiesa che contribuisce alla selezione dei futuri vescovi – insieme alla francese Yvonne Reungoat e alla sociologa consacrata María Lía Zervino, direttrice della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale argentina. Proprio quest’ultima, nel 2021 invia una lettera aperta a Papa Francesco in cui scrive che la posta in gioco nelle nomine femminili non è “occupare posizioni per essere viste come ‘fiori’ decorativi, o perché è di moda nominare donne, né raggiungere posizioni per ‘scalare’ il potere”, ma che si tratta di “servire la Chiesa con i doni che il Padre Creatore ci ha dato”.

È sempre il 2025, il 6 gennaio, quando Papa Francesco nomina la suora missionaria italiana Simona Brambilla a prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica: la prima donna a capo di un dicastero della Curia romana, e di gran peso. Si firmerà Prefetta.

Le strutture di Potere della Santa Sede per la prima volta in mano a donne. Ma è solo l’apice di un processo lungo dodici anni di pontificato e iniziato sin da subito. Nel 2014, infatti, meno di un anno dopo la sua elezione, Francesco incarica la sociologa britannica Margaret Archer a presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Appena due anni dopo, arrivano due nomine papali che fanno il giro del mondo. Paloma García Ovejero, giovane giornalista spagnola, diventa vicedirettore della sala stampa della Santa Sede – la prima donna a poter parlare a nome del Pontefice – e Barbara Jatta – storica dell’arte italiana e Premio Marisa Bellisario – assume la guida dei Musei Vaticani, prima figura femminile a capo del terzo museo più grande del mondo e una delle principali fonti di reddito dello Stato Città del Vaticano.

Poi ci sono le donne sottosegretarie, terzo livello di gestione all’interno delle equipe di vertice in Vaticano. Se Paolo VI e Giovanni Paolo II ne avevano nominate due e altrettante Benedetto XVI, Francesco preme l’acceleratore: ecco dunque Gabriella Gambino e Linda Ghisoni al dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; suor Carmen Ros Nortes alla Vita consacrata, suor Silvana Piro all’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, Antonella Sciarrone Alibrandi alla Cultura e Educazione.

Nel gennaio 2020 e febbraio 2021, un’altra scossa nella Curia romana con due donne che si ritrovano in ruoli decisionali fino ad allora prevalentemente assegnati a chierici: Francesca Di Giovanni – altra Mela d’Oro – è la prima Sottosegretario nella Segreteria di Stato – «Una donna aveva sotto la sua autorità non solo laici o religiosi, ma anche sacerdoti e diplomatici», ricorda il teologo Martin Pinet – e suor Nathalie Becquart, Sottosegretaria del Sinodo dei Vescovi, la prima donna con diritto di voto in un organismo che contribuisce a delineare le linee pastorali della Chiesa.

Nel 2020 in un colpo solo, sei donne – su quindici membri – entrano a far parte del Consiglio per l’Economia, l’organo di controllo delle attività economiche e l’anno dopo la suora ed economista Alessandra Smerilli diventa numero due del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, la carica più alta mai ricoperta da una donna fino a quel momento.

Francesco è anche il primo Papa a nominare donne membri degli organi curiali e segretarie nelle commissioni pontificie: Nuria Calduch-Benages alla Pontificia Commissione Biblica, Emilce Cuda alla Pontificia Commissione per l’America Latina, Raffaella Giuliani alla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

Un elenco lunghissimo, tantissime donne di ogni nazionalità, religiose e laiche, assumono un Potere fino a ora detenuto da uomini. Il volto della Chiesa che cambia e si protende verso il futuro. E se sembra poco rispettoso parlare di quote di genere nella Chiesa, è ragionevole pensare che per Bergoglio i numeri e il peso della presenza femminile fossero questioni di sostanza e non di mera forma.

In “Ritorniamo a sognare”, Francesco invita a «creare spazi in cui le donne possano assumere la leadership in un modo che permetta loro di plasmare la cultura e garantisca che siano valorizzate, rispettate e riconosciute».

Il 16 aprile, cinque giorni prima della sua scomparsa, rivolgendosi alla rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Elena Beccalli, Francesco ha ripetuto: «Quando comandano le donne, le cose vanno».

Ecco, a Conclave appena iniziato, l’augurio è che il prossimo Pontefice prenda questo testimone.

Nel frattempo, davanti alle transenne che recintano Piazza San Pietro, le femministe della Women’s Ordination Conference, che dal ’75 chiedono l’ordinazione delle donne a diacono, sacerdote e vescovo, hanno aperto i loro ombrelli rossi con su scritto “Sexism is a cardinal sin”, il sessimo è un peccato capitale. «Nonostante il fatto che più della metà degli 1,4 miliardi di cattolici nel mondo siano donne – dichiarano – nessuna donna sarà presente nella sala che deciderà chi sarà il leader della Chiesa globale. La nostra esclusione da ruoli decisionali equi e dai riti di ordinazione è uno scandalo e un peccato. II posto di una donna – affermano – è nel Conclave». Anche di questo si dovrà occupare il prossimo Pontefice.

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