Fondazione Marisa Bellisario

IL MONDO DA RISCRIVERE

di Ornella del Guasto*

L’atteso shock internazionale provocato dai dazi americani è arrivato e tutti i problemi sono sembrati cristallizzati, senza soluzione, dalla ricerca del proprio tornaconto da parte di ogni protagonista, lasciando nel panico gli interlocutori. Così, nonostante si continui a discutere inutilmente su tregue “totali” o “parziali, intanto i dazi voluti da Trump sono stati varati mettendo in poche ore a soqquadro il funzionamento dell’economia internazionale e trasformandosi in un vero e proprio bagno di sangue non solo per chi il Presidente voleva colpire ma anche per gli stessi USA e Wall Street. Infatti il dollaro ha subito perso il 2% sulla media delle principali valute, un’immensità per il valore più liquido al mondo, scatenando la grande fuga dalla moneta solo fino a poco prima considerata una dei più sicuri beni-rifugio mentre i fondi istituzionali europei hanno cominciato ad abbandonare gli investimenti nelle società americane

Visto il tracollo della situazione Trump è stato costretto all’ennesimo passo indietro: l’applicazione delle nuove tariffe è stata rinviata di 90 giorni tranne che per la Cina i cui dazi sono stati subito aumentati al 145%. L’inversione c’è stata perché la Casa Bianca si è resa conto che i mercati finanziari americani erano sull’orlo del baratro e prossimi a un disastro Pechino però non si è fatta trovare impreparata e ha elevato le tariffe sui beni “made in Usa” dal 34% all’84%, forte della formidabile arma di ricatto di detenere il secondo più importante debito pubblico americano (a fine 2024 possedeva in titoli americani 759 miliardi di dollari) tanto che alcuni analisti non escludono che per rappresaglia ne abbia venduto una parte consistente per far crollare la moneta americana. Tra l’altro la dipendenza degli USA dalle industrie cinesi è 3 volte superiore a quella della Cina da componenti statunitensi.

Visto il caos monetario Trump , messo sotto assedio dalle pressioni impazzite dei colossi bancari e dei grandi fondi pensione, ha effettuato un altro passo indietro ed escluso smartphone, computer e altri dispositivi elettronici dai cosiddetti dazi “reciproci”, una mossa per attenuare l’impatto sui giganti del settore come Apple , Samsung Electronics ecc… ma dando anche prova di quanto gli Stati Uniti siano dipendenti dalle fabbriche cinesi dato che circa l’80% di tutti gli smartphone importati vengono assemblati negli stabilimenti della Repubblica Popolare. Ma Pechino produce anche il 50 %degli ingredienti utilizzati negli antibiotici americani come i caccia F-35 che richiedono componenti a base di terre rare importate dalla Cina.

I mercati, alla notizia della pausa per i dazi in tutto il mondo sono risaliti, suscitando anche concretamente sospetti di fenomeni di insider trading a vantaggio di pochi speculatori che si sono ulteriormente arricchiti dai rimbalzi delle quotazioni mentre notevoli perdite hanno aggravato il risparmio in azioni dell’americano medio (il 60% degli americani possiede azioni tramite fondi pensione). “La paura è ovunque – denunciano gli analisti – Gli USA sono irriconoscibili, stanno vivendo un periodo di transizione che non si capisce dove andrà a finire e la fiducia è evaporata”.

Ma anche la frenesia di Trump di fermare la Cina sugli altri fronti caldi (che è il suo obiettivo principale) è in stallo dato che sia in Ucraina sia in Medio Oriente i cannoni e i missili continuano a colpire moltiplicando il carico di morti. Il fatto è che il dialogo tra Putin e Trump, finora contrabbandato come un “ottimo rapporto”, nella pratica è basato più sulle convenienze e le affinità ideologiche che sulle intese raggiunte. L’irrisolto caos geopolitico quindi sta scivolando irresistibilmente verso un potere tripolare: gli USA che vogliono decidere per tutti rischiando l’isolamento, la Russia affrancata dal giogo cinese che si sente tornata protagonista e punta solo ai propri interessi, la Cina apparentemente conciliante che studia silente le mosse più incisive e le eventuali ritorsioni mentre per anticipare il futuro e imporre la sua presenza nell’area così ambita dell’Indo-Pacifico, in questi giorni sta allacciando utili contatti e possibili corposi rapporti commerciali con le economie emergenti di India, Vietnam, Cambogia, Malesia…..

In questo contesto infatti Pechino, che è la principale potenza commerciale dell’Asia-Pacifico e una potenza militare in rapida ascesa, nonostante il rallentamento della sua economia, è sempre più convinta che gli Stati Uniti non siano più in grado di bloccarla. Trump invece pensa il contrario e insiste sul suo principale obiettivo che è la conquista del fronte asiatico utilizzando Mosca come leva (con sempre più improbabili possibilità di successo) per contenere Pechino nella convinzione che il reintegro della Russia nei mercati globali riducendo la sua dipendenza economica dalla Cina ne indebolirebbe il ruolo nella regione.

Per lo spettatore frastornato dalla precipitosa mutazione degli eventi sul contesto geopolitico anche le professioni alternanti di amicizia o attrito tra Trump e Putin sono difficilmente decifrabili dato che per alcuni analisti potrebbero essere create ad arte per nascondere le loro reali intenzioni, mentre inascoltato l’alto Commissariato Onu per i diritti umani denuncia che la situazione nelle aree di crisi sta peggiorando e il resto del mondo, soprattutto quello finanziario, vede inquieto l’inizio di una drammatica recessione globale.

È un fatto però che Trump oggi stia cominciando ad arrabbiarsi anche con l’alleato Putin e a guardarlo con sospetto perché Mosca non solo ha respinto la nuova bozza di proposta degli USA per una tregua del conflitto, che pure l’avvantaggiava molto a danno dell’Ucraina, ma ha ripreso i bombardamenti sui territori ucraini e quindi è proprio il sopravvenuto protagonismo russo a diventare il vero intoppo che impedisce la composizione del conflitto. Anche perché Kiev stremata dalla guerra sembra più disposta a trattare di quanto dimostri la Russia. Non a caso il massacro di civili prodotto dai bombardamenti sulla città ucraina di Sumy ha infatti messo in luce quanto possa essere strumentale l’idillio tra Casa Bianca e Cremlino perché nonostante i ripetuti incontri fino ad oggi Trump non è riuscito ad ottenere alcuna concessione  Così mentre Trump e Zelenski sono riusciti a un trovare un accordo sullo sfruttamento delle terre rare ucraine, i bombardamenti russi sull’Ucraina continuano, facendo infuriare Trump che vede messa in gioco la sua credibilità.

In questo quadro in irrefrenabile mutazione a sparigliare le carte è piombata improvvisa la morte di Papa Bergoglio che ha suscitato in tutto il mondo una tale un’emozione da funzionare come una scarica elettrica sulle pochezze e le ambizioni degli uomini, celebrato ed eletto idealmente dalla folla del mondo come l’unico, autentico protagonista di questa difficile fase della storia: il leader giusto per tutti. Nel corso della sua missione la sua azione provocatoria, i suoi modi affettuosamente ruvidi ed espliciti hanno spiazzato gli interlocutori incurante delle feroci inimicizie che si procurava: “sono venuto dalla periferia del mondo e dalla periferia si vedono meglio le sofferenze dei poveri di quanto non avvenga dal benessere del centro ”  Ed infatti sin dall’arrivo al “Soglio di Pietro” Papa Francesco si è impegnato, senza guardare in faccia nessuno più che agli intrighi del potere nella difesa degli ultimi denunciando le sofferenze degli emigranti, degli sfruttati, dei poveri… e senza ipocrisie di chi fosse la responsabilità.

Per questa ininterrotta azione di disturbo si è fatto potenti nemici ma è stato anche tanto amato in ogni parte del mondo come ha dimostrato la commozione planetaria che ha accolto la notizia della sua morte. Per “Lui” più di 400 mila persone provenienti da tanti Paesi hanno voluto partecipare alle esequie che lo hanno portato secondo la sua volontà da San Pietro all’ultima dimora nella basilica di Santa Maria Maggiore  Sei chilometri di folla dolente che lo ha accompagnato nel tragitto, e dall’inarrestabile fila di migliaia di persone che ancora oggi vogliono visitare la sua tomba Un omaggio enfatizzato dalla grandiosità spettacolare della cerimonia e dallo strepitoso scenario di Roma inondata dal sole che ha dato, in un evento così impegnativo, una formidabile prova organizzativa e di sicurezza riconosciuta da tutti  La cerimonia funebre che invano Papa Bergoglio aveva chiesto sobria , ha obbligato a Roma tutti i potenti della terra costringendo , nel rispetto delle ritualità, fianco a fianco amici e nemici , ammiratori e detrattori…. rimandando quindi al mondo una consolante illusione emotiva che la “guerra mondiale a pezzi scaricata dai potenti sempre sulle spalle degli ultimi “- come sempre denunciava furioso Francesco- si stesse componendo un planetario abbraccio religioso e laico dii pace. Allora il breve incontro immortalato dai media di tutto il mondo, di Trump e Zelenski seduti su 2 sedie nel sagrato di San Pietro ha assunto l’alto valore simbolico di speranza per un ultimo miracolo: la vittoria del bene sul male e sugli egoismi del potere.

*Political and socio-economic analyst

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