di Federica Celeste*
Incel e manosfera: prevenzione psicofisica collettiva
Il termine Incel nasce come abbreviazione di “involuntary celibate” – celibe involontario. Si tratta prevalentemente di uomini eterosessuali che si auto-definiscono incapaci di ottenere relazioni o rapporti sessuali nonostante il desiderio di averne. E attribuiscono questa esclusione a difetti intrinseci della società moderna, delle donne, e dei modelli culturali di attrattività.
La manosfera è il contenitore più ampio in cui il fenomeno incel si inserisce: un universo di blog, forum, subreddit, pagine YouTube e TikTok dove si promuovono ideologie che vanno dalla lamentazione autodistruttiva al misoginismo militante, fino a sfiorare — o oltrepassare — il confine dell’estremismo violento. Ciò sublima un meccanismo di radicalizzazione lenta, in cui il disagio emotivo viene trasformato in ideologia di odio.
Come documenta la serie Netflix Adolescence (2025), il vuoto emotivo lasciato dalla mancanza di ascolto e appartenenza può rapidamente degenerare in forme di aggressività silenziosa. Quella che nasce come ricerca disperata di connessione può mutarsi in alienazione con crudezza.
L’impatto del fenomeno
L’isolamento, il senso di inadeguatezza e la mancanza di riti di passaggio sani nell’età adulta generano una frustrazione personale pericolosa. La cultura della virilità ferita — se ignorata — non solo distrugge gli individui, ma mina la coesione sociale stessa.
La radicalizzazione maschile in contesti digitali esercita una vera e propria strategia di intimidazione psicologica: diffonde l’idea che le donne debbano essere “rimesse al loro posto e stare zitte”, promuove narrative di vendetta e punizione sociale e alimenta il clima di paura e insicurezza anche negli ambienti di lavoro.
Se un uomo si rifugia nell’odio e banalizziamo il suo malessere come debolezza da compatire stiamo ingenerando ulteriori tensioni sociali. Le cronache confermano il legame tra incelismo e atti violenti. La solitudine maschile rappresenta una minaccia reale secondo il Center for Countering Digital Hate (2022), poiché gli utenti dei principali forum incel pubblicano in media 89 contenuti violenti all’ora contro le donne, di cui oltre il 17% dei contenuti analizzati che inneggia apertamente a stupri, aggressioni o omicidi. Dal 2014 a oggi, almeno 8 attacchi armati di massa negli Stati Uniti sono stati direttamente ispirati da ideologie incel, provocando più di 60 morti (New York Times, 2023), tra cui l’attentato di Elliot Rodger nel 2014 che uccise sei persone. Rabbia che diventa invalidazione emotiva, veleno che non giustifica la violenza. Esplorare senza filtri l’incapacità di elaborare il rifiuto sociale e affettivo è una forma radicale di prevenzione psicofisica collettiva.
Un’urgenza condivisa: alleanza tra i generi
La fragilità emotiva non trattata — soprattutto quella maschile — può degenerare in violenza, abusi, autodistruzione. Le emozioni negate non rappresentano un problema privato bensì una questione pubblica. Il disagio emotivo maschile esacerba micro-aggressioni e sabotaggi sistemici, dimostrando l’effetto corrosivo sulla salute psicofisica, sul burnout e sulle carriere femminili, che lasciano il posto di lavoro (Harvard Business Review, 2021).
L’incelismo sommerso normalizza l’umiliazione, la svalutazione e la marginalizzazione del femminile come vendetta per un senso di esclusione personale. Sottovalutare il fenomeno significa lasciare proliferare — dentro le organizzazioni — dinamiche disfunzionali che inquinano la cultura interna e mettono a rischio l’incolumità delle persone. Ciascuna persona ha il diritto fondamentale a lavorare in ambienti sicuri, rispettosi e protetti. E questa sicurezza non può essere difesa solo attraverso regolamenti o procedure punitive. Deve essere costruita — a monte — attraverso un’educazione alla vulnerabilità emotiva che riguarda tutti: uomini e donne. Una trasformazione concreta sarà possibile solo se entrambi i generi lavoreranno insieme per smantellare le culture del risentimento e della sopraffazione.
Verso una nuova educazione civica e aziendale
Per molte donne — e per colleghi uomini che non si allineano ai modelli tossici di mascolinità — la presenza di atteggiamenti passivo-aggressivi machisti o veri e propri casi di esclusione e tensione produce stress cronico, rischio di mobbing sessista e sintomi di burnout emotivo.
Capire queste dinamiche è prioritario per chi si occupa di risorse umane e Diversity, Equity & Inclusion. Le agenzie educative e le imprese sono deputate all’avvio di percorsi integrati per il benessere organizzativo. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio educativo aziendale che integri formazione emotiva e monitoraggio precoce reali. Attraverso iniziative di sicurezza psicologica, quali:
- Educazione sulla vulnerabilità maschile, dando strumenti per comprendere non solo la diversità altrui ma anche le dinamiche di potere nella società della performance, riconoscendo il fallimento, il rifiuto e l’insicurezza.
- Consapevolezza relazionale, per far emergere e identificare le concause invisibili di maltrattamenti e svalutazione.
- Alleanze di genere, per superare la logica della “guerra dei sessi” in favore di pratiche di supporto reciproco misurabile, oltre gli slogan.
- Valutazione e monitoraggio attivo dei segnali deboli nei gruppi misti, rilevando i primi indicatori di alienazione e ostilità ai programmi DE&I.
- Sportelli di ascolto preventivo non paternalistici, per intervenire prima della degenerazione, nominando l’insuccesso e la solitudine senza stigma.
- Leadership che rompe il modello iper-competitivo, più autentica e meno grandiosa.
- Narrazioni alternative sull’ essere umani e innamorati, oltre la retorica dei cosiddetti “maschio alpha e donna alpha” vincitori per bellezza, status e soldi. Riflettendo sulle tendenze ipergamiche di accoppiamento verso l’alto nelle gerarchie di dominanza, per migliorare la propria posizione sociale e finanziaria attraverso il matrimonio (o quel che resta dei sentimenti).
* Ricercatrice al Politecnico di Milano e a Parigi sulla sostenibilità sociale, Pedagogista e consulente nelle Risorse Umane