Fondazione Marisa Bellisario

DIVARIO DI GENERE IN FINANZA: LE PROPOSTE

di Flavia Mazzarella*

L’incontro della 24° edizione di “Donna Economia & Potere” è stato la conferma che confronti seri, aperti e di qualità sono sempre fonte di arricchimento individuale e collettivo.

E da questi confronti nascono idee e, chissà, proposte che possono cambiare il corso degli eventi.

Al tavolo cui ho partecipato “Donne e Finanza” gli speaker – donne e uomini impegnati nel mondo produttivo – hanno condiviso con molte altre professioniste sedute allo stesso tavolo la loro visione sulle difficoltà del genere femminile a essere correttamente rappresentato nel mercato del lavoro – in particolare nel settore finanziario; in Italia in misura ancora maggiore rispetto agli altri mercati europei.

Chi avrebbe mai pensato che nel 2024 a dispetto dei notevoli progressi sociali – e si sperava anche culturali – le donne continuassero a essere ancora sottorappresentate nel settore finanziario? Un settore che, per sua natura, dovrebbe essere un riflesso della società nella sua interezza. Eppure, i dati ci raccontano una storia diversa: in Italia, solo il 4% dei CEO e solo il 6% dei CFO è donna. Questo divario non è solo un tema di ingiustizia, ma rappresenta una perdita di talenti e un serio ostacolo allo sviluppo economico del Paese.

Le cause sono molteplici e si intrecciano a livello sociale, culturale e istituzionale. Stereotipi di genere radicati, pregiudizi inconsci, una cultura aziendale spesso maschilista e una carenza di modelli femminili di riferimento sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a limitare le opportunità per le donne. A cui si aggiunge una scarsa alfabetizzazione finanziaria, che le rende meno propense a intraprendere carriere in questo settore.

L’alfabetizzazione finanziaria è un tema cruciale: conoscere i concetti basilari della finanza, saper gestire un budget, investire in modo consapevole, essere un’interlocutrice quando si contrae un prestito/mutuo per l’acquisto di una casa; sono competenze che consentono alle donne di prendere decisioni informate sulla propria vita economica e di raggiungere una maggiore indipendenza finanziaria.

Cito solo alcune delle proposte emerse dal confronto:

  • mantenere e rafforzare le norme sulle quote di genere nei Consigli di Amministrazione delle aziende quotate, estendendole sia alle società del gruppo che, più in generale, alle società non quotate;
  • favorire relazioni di mentoring tra donne esperte e giovani professioniste, per offrire supporto e guida nella carriera;
  • investire in programmi di formazione ad hoc per le donne, volti a colmare le lacune in ambito finanziario e a sviluppare le competenze necessarie per accedere a ruoli di maggiori responsabilità;
  • promuovere una cultura aziendale più inclusiva, basata sul merito e sull’equità, e sfidare gli stereotipi di genere;
  • valorizzare le storie di successo delle donne nel settore finanziario e creare una rete di mentorship per ispirare le giovani generazioni.

Ancora, implementare politiche di d&i, investire nella formazione delle donne, creare ambienti di lavoro più flessibili e favorire la conciliazione vita professionale/familiare sono azioni che le aziende dovrebbero sviluppare con determinazione per favorirne la partecipazione attiva.

Condizione imprescindibile è la forte volontà e determinazione da parte del capo azienda che deve guidare il cambiamento (culturale, di linguaggio, …); è richiesto poi coraggio, perché alcune misure necessarie per cambiare rotta possono risultare impopolari; occorre poi un forte endorsment da parte del CdA e una comunicazione chiara del percorso da seguire all’interno dell’azienda. Necessario infine definire un budget adeguato per la credibilità delle azioni da implementare.

Il divario di genere nel settore finanziario è un problema complesso che richiede soluzioni altrettanto complesse. E mi piacerebbe che, in tempi brevi, Warren Buffett, il noto imprenditore, economista e filantropo statunitense non potesse più dire: “Uno dei motivi del mio successo è stato dover competere solo con la metà della popolazione”.

* Consigliere di Amministrazione Cassa Depositi e Prestiti

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2 commenti su “DIVARIO DI GENERE IN FINANZA: LE PROPOSTE”

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