di Ignazio Ingrao*
L’esperienza del seminario internazionale “Donna Economia e Potere”, in particolare il tavolo dedicato al “Disordine Mondiale”, è stata di straordinario interesse. Aggiungerei: una piacevole sorpresa perché non accade sovente che incontri con una partecipazione così ampia e variegata offrano spunti originali e stimolanti di confronto.
Il nostro tavolo ha visto invece un dialogo spigliato e ricco di suggestioni anche in virtù della molteplicità delle esperienze, delle provenienze e delle professionalità diverse che vi erano rappresentate.
Una domanda ha attraversato molti interventi: siamo di fronte a un “disordine mondiale” oppure al tentativo di alcune forze di proporre un nuovo “ordine mondiale” alternativo a quello democratico?
Il seminario promosso dalla Fondazione Bellisario si è svolto a pochi giorni dal vertice dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) allargato a 36 Paesi, che si è svolto a Kazan in Russia. Il vertice ha delineato la proposta di un nuovo ordine mondiale, antitetico al modello occidentale e alternativo al dollaro. Un ordine mondiale guidato da potenze autoritarie, antidemocratiche e protezionistiche, contrarie ai principi fondanti delle Nazioni Unite, a partire da quello dell’autodeterminazione dei popoli.
Il triangolo dell’ordine internazionale liberale uscito dalla Seconda Guerra Mondiale e capace di affermarsi come modello vincente dopo la guerra fredda, sembra essere andato in crisi. Il triangolo era costituito da libero mercato, sovranità statale democratica e istituzioni internazionali. Il libero mercato, dopo la pandemia e ora a causa dei conflitti in corso, sembra essere messo in difficoltà dall’accorciamento delle catene del valore e da sistemi protezionistici. Le “democrature”, cioè i regimi politici improntati alle regole formali della democrazia, ma ispirati nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale, sembrano essere più efficaci nel prendere le decisioni e nel sostenere l’economia. Le istituzioni internazionali multilaterali sono andate in crisi per incapacità di autoriformarsi, impotenza di fronte ai conflitti, spinta verso i rapporti bilaterali tra gli Stati.
All’interno di questo quadro si assiste inoltre ad un’ulteriore criticità dei tre principi ispiratori della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fraternità. Quest’ultima sembra essere dimenticata. L’aspirazione alla libertà e quella all’uguaglianza hanno animato lotte politiche, sistemi ideologici, mobilitazioni collettive ma la fraternità è stata lasciata da parte, come se fosse la meno importante. È la fraternità invece a garantire il futuro di un sistema democratico e rispettoso dei diritti della persona. Non a caso, fraternità e amicizia sociale sono le vie indicate da Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli Tutti” come vie per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico, con l’impegno di tutti: popolo e istituzioni.
Alla luce degli incessanti e decisi richiami del pontefice a far tacere le armi e promuovere la via del negoziato, nel corso della discussione nel tavolo sul “Disordine mondiale” qualcuno ha riproposto la famosa domanda: “Quante divisioni ha il Papa?”. Bergoglio non ha eserciti, ha solo la sua autorità morale. Purtroppo, negli ultimi anni la Chiesa si è dovuta misurare con gli scandali degli abusi sessuali e finanziari che hanno messo a dura prova la sua autorevolezza, ma l’impegno di Papa Francesco nella lotta alla pedofilia e a favore della trasparenza nella Chiesa, anche nell’uso delle risorse economiche, oggi possono rafforzare la forza morale del messaggio della Chiesa.
Va inoltre considerato che la libertà religiosa, che la Chiesa e la Santa Sede cercano di difendere e di promuovere in ogni Paese, non è un interesse solo delle comunità dei credenti ma è la cartina al tornasole dell’effettivo rispetto dei diritti umani in ogni Paese. Infine, non va dimenticato che in questo drammatico scenario di guerra, la Santa Sede si impegna in difesa del diritto umanitario costantemente violato negli attuali conflitti che ogni giorno registrano uccisioni e ferimenti di civili, tra i quali numerosi bambini, bombardamenti su ospedali e scuole.
*Giornalista
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