Fondazione Marisa Bellisario

IA E DONNE NELLA PA: È ARRIVATO IL MOMENTO DI UN NUOVO MANIFESTO CYBORG?

di Patrizia Ravaioli*

Ormai l’Intelligenza Artificiale è parte della nostra vita quotidiana e non solo perché tutti usiamo ChatGPT o Google Gemini o Copilot, ma perché ormai gli assistenti virtuali sono ovunque. Nella pubblica amministrazione un esempio di eccellenza è rappresentato da FormezPA, che ha realizzato Camilla, un assistente virtuale estremamente efficace per i concorsi pubblici. L’applicativo, in costante fase di evoluzione perché “impara” dalle domande degli utenti, libera risorse umane dalle risposte di primo livello e quindi potenzialmente unisce i benefici del servizio di qualità a un impiego più mirato delle persone. È vero che i leader mondiali delle Big Tech sono uomini – Elon Musk, Mark Zuckerberg, Sundar Pichai, Jeff Bezos – tanto da poter parlare di “tecnocrazia muscolare”. Ma qui la riflessione si limita alla nostra PA: come può impattare l’uso massivo dell’Intelligenza Artificiale nella rappresentanza uomini /donne nei ruoli pubblici?
Oggi le donne sono il 58,8% del personale totale della PA, con una presenza marcata nei settori di punta come la sanità e la scuola, ma soltanto il 33,8% è in posizione apicale. Una percentuale che va ulteriormente a ridursi se analizziamo le posizioni di vertice, in cui le donne sono intorno al 16%.
Per comprendere come l’Intelligenza Artificiale può condizionare questi dati bisogna analizzare due aspetti:
1. Il Ricambio Generazionale
Il Ministro Zangrillo sottolinea frequentemente che nei prossimi anni circa un milione di dipendenti pubblici andranno in pensione. Chi sostituirà queste persone? Qui abbiamo un grande vantaggio: i concorsi pubblici garantiscono parità di accesso a tutti, uomini e donne. E la selezione è senza dubbio per merito. Tuttavia, la sempre maggiore ricerca di profili specialistici con competenze tecnologiche è inevitabilmente portata a rivolgersi ad un bacino a prevalenza maschile, vista la storica inferiore presenza femminile nelle discipline STEM. Solo il 26,3% degli studenti iscritti a questi istituti sono donne, contro il 73,7% di uomini. Bisogna quindi agire a monte, nel mondo della scuola, per coinvolgere maggiormente le ragazze nelle discipline scientifiche.
2) Formazione e Nuove Competenze
Come affronteranno le nuove sfide dell’IA i 3.2 milioni di dipendenti pubblici? Il presidente del Formez Giovanni Anastasi insiste molto sul punto che i software di IA libereranno il campo da molte funzioni a basso valore aggiunto, rendendo sempre più rilevanti le competenze trasversali e le attitudini decisionali e di problem solving. In effetti, l’IA offre un’opportunità unica di incremento della produttività e di utilizzo delle persone in attività di più alto livello, ma solo a patto che le persone siano preparate a gestirla. È quindi indispensabile investire nella formazione. La direttiva del Ministro della Funzione pubblica del 16 gennaio scorso è meritoriamente intervenuta per aumentare a 40 ore l’obbligo di formazione annuale, ma a volte è proprio il commitment individuale che manca.  Se correttamente implementata, l’IA non solo non costituisce una minaccia per i posti di lavoro ma potrebbe rivelarsi uno strumento di empowerment per i dipendenti pubblici e soprattutto per le donne, che potrebbero investire nella costruzione di carriere manageriali nei nuovi settori tecnologici.
Un aspetto critico dell’Intelligenza Artificiale è la possibilità che i pregiudizi presenti nella società vengano trasferiti negli algoritmi. Nella PA ci può venire in aiuto una sentenza del Consiglio di Stato del 2018 che, trattando di un algoritmo del MIUR pur utilizzato per le procedure di assegnazione dei posti ai docenti, ha stabilito che la regola algoritmica deve rispettare alcune condizioni, fra le quali “la pubblicità e la trasparenza”.

In conclusione, serve la massima attenzione. Le nuove tecnologie, motori di apertura a nuove competenze e nuovi equilibri professionali, potrebbero sortire l’effetto opposto e riportare indietro il processo di parità di genere faticosamente avviato. Senza scomodare il cyberfemminismo della Haraway, possiamo dire che l’Intelligenza Artificiale potrebbe sia favorire che ostacolare l’equilibrio di genere, a seconda di come verrà implementata. È quindi cruciale che le politiche pubbliche promuovano l’accesso delle donne ai ruoli tecnologici e che l’IA venga utilizzata in modo etico.

*Direttore generale Formez PA

Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top