di Monica Mosca*
Mi ero detta: no, non cascare nel populismo al contrario. Cerca di non pensare così intensamente, e soprattutto non scrivere, che le migliaia di migranti senza documenti che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta rispedendo a suon di manette e spintoni verso casa loro (che poi l’avranno mai una casa? Non credo affatto) sia uno spettacolo insostenibile, e dunque prima di tutto una scelta tremenda.
Mi ero anche detta: sì, tutto il mondo ha letto la frase “Promises made, promises kept” (Promesse fatte, promesse mantenute), la “rassicurazione” diffusa dalla Casa Bianca a incorniciare la fotografia di una lunga fila di disgraziati in attesa di essere imbarcati come valige di cartone su un aereo militare, già con il portellone aperto. A fauci spalancate. Ma dai, sarà una smargiassata di questo presidente che ama i coup de théâtre, qualche giorno di propaganda e poi una soluzione più civile la troverà.
E infine mi ero detta: accidenti quanto è strumentale che in Italia molti quotidiani e opinionisti abbiano tradotto, con la grancassa dello scandalo, il titolone “Deportation Flights Have Begun” ne “I voli della deportazione sono iniziati”. Un “deportation order” è un “decreto di espulsione”, questa è la traduzione corretta. Su, è pretestuoso resuscitare l’orrore delle deportazioni naziste, non c’entra nulla.
Poi però ho visto i video, che i nostri telegiornali più importanti sono così parchi a trasmettere.
Ci sono militari con il mitra che fanno irruzione nei palazzi a caccia di migranti senza visto. Messicani, guatemaltechi, brasiliani, indiani. Di notte, all’alba, ma anche in pieno giorno, l’esercito va casa per casa, ammanetta e porta via. Non so se quella traduzione fosse poi così sbagliata.
Perlopiù prendono gli uomini, perché meno ingombranti da gestire agli occhi dell’opinione pubblica: e le donne con i bambini restano lì, abbandonate e invisibili, a disperarsi perché da domani non sapranno come cavarsela. Le telecamere hanno filmato il loro strazio. Non è dato sapere cosa sia stato previsto per quelle donne, scomode appendici dei migranti maschi, senza documenti ma ora rimaste anche senza soldi e senza sostegno.
Dimenticavo: una donna sì che l’ho vista arrestare. Era una senzatetto che non voleva lasciare il suo materasso. Ma poliziotti armati di pistole e manganelli l’hanno presto “convinta”. È bastato urlare, spingerla a terra, tenerla in quattro a faccia in giù sul marciapiede e metterle i ceppi ai polsi.
Alla Tv americana ho sentito, dalla viva voce di Trump, che migliaia di questi disgraziati senza documenti finiranno a Guantanamo Bay, la baia dell’isola di Cuba dove sorge il carcere delle torture, quel carcere che è stato una vergogna mondiale per gli americani perché ci avrebbero compiuto ogni nefandezza contro i prigionieri terroristi. Guantanamo, chiuso (forse) dopo anni di scandali e omissioni. “Guantanamo servirà per detenere i peggiori criminali clandestini che minacciano il popolo americano”, ha dichiarato il presidente.
Intendiamoci: chi delinque non può essere tollerato da una società civile. Va messo in prigione o, se non ha diritto nemmeno a quello, espulso. È un principio solido di ordine e buon governo. Però gli stranieri senza documenti che un lavoro in qualche modo ce l’hanno per campare, che pagano l’affitto di una casa malconcia e non compiono delitti, quelli no, non sono criminali, sono esseri umani disperati con l’illusione ostinata di una vita migliore.
Negli Stati Uniti i migranti sono milioni. Occuparsi e preoccuparsi di una gestione degna e giusta dei migranti, che non lasci nessuno indietro, è la sfida più grande di questo nostro tempo, che ogni governo deve affrontare.
Non conosco purtroppo la soluzione, ma un suggerimento lo butto lì: e se tutti i miliardi di dollari stanziati dal governo degli Stati Uniti per andare su Marte li impiegassero invece per sistemare certi affari sulla Terra? Sognate con me, chiudete gli occhi: lo vedete anche voi quel titolone di giornale? “Integration Has Begun”. Traducetelo come volete, va comunque bene.
*Giornalista
Gentile Monica Mosca,
sono un lettore di questa Newsletter, maschio, dato che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere negli anni settanta, la cara Marisa Bellisario, essendo stato in Olivetti anche io dal 1979 al 1985.
Leggo sempre con molta attenzione e rispetto i vostri articoli, e normalmente non mi permetto di segnalare situazioni che a mio avviso stonano, ma questa volta debbo prendere spunto da una Sua frase per puntualizzare quanto segue.
Vivo negli States ormai del 2016 prima a Los Angeles, e ora in una cittadina del Kentucky.
Ho avuto quindi l’opportunità di vivere sotto tre presidenze, prima Trump, poi Biden e ora nuovamente Trump ed in due contesti totalmente diversi, così come è l’America.
Non la trovo assolutamente condivisibile una Sua considerazione , quando afferma che… “gli stranieri senza documenti che un lavoro in qualche modo ce l’hanno per campare…”.
Il punto sta proprio qui, in qualche modo, sicuramente in nero, sicuramente senza sicurezza, sicuramente senza diritti, sicuramente senza sanità, sicuramente senza……
Quindi non può essere considerata una vita, ne per se ne per i propri figli e i latinos ne hanno tanti, tanti, e sa quale è la cosa più incredibile? che sono i loro connazionali in regola i loro più acerrimi nemici, che hanno votato Trump, non vogliono la concorrenza, non vogliono che si stigmatizzi che i latinos sono tutti delinquenti, non vogliono che i loro figli rischino di perdere i sussidi a scuola e la mensa gratis, in California, perchè il governo Dem vuole far entrare tutti.
Poi vorrai sottolineare un’altra cosa; non credo che a noi con non votiamo in America sia concesso di criticare le scelte di Trump sulla immigrazione clandestina, perché di questo si tratta, per un semplice motivo, anzi due.
Il primo, che anche Biden, assolutamente Biden, ha semplicemente proseguito sotto la sua presidenza a costruire muri con il Messico, iniziati da Trump; e le “deportazioni” lui le chiamava in modo che i giornali non potessero equivocare sul termine, rimpatri; ma eccome se rimpatriava, ma con meno scalpore, questa forse l’unica differenza.
Secondo, la maggioranza degli americani e dei Grandi Elettori ha votato Trump, su un programma che comprendeva, tra gli altri, i rimpatri; lo hanno democraticamente votato, altrimenti oggi Kamala sarebbe presidente.
E allora, accettiamolo e basta, gli americani hanno detto basta.
Cordialmente
Roberto Giua
Attractive portion of content. I simply stumbled upon your web site and in accession capital to claim that I acquire actually enjoyed account your blog posts. Any way I’ll be subscribing on your feeds or even I success you get entry to constantly fast.
Hi, i read your blog occasionally and i own a similar one and i was just curious if you get a lot of spam comments? If so how do you reduce it, any plugin or anything you can suggest? I get so much lately it’s driving me insane so any support is very much appreciated.
I?¦ve learn several good stuff here. Definitely value bookmarking for revisiting. I wonder how a lot attempt you place to create the sort of great informative website.