LA MERKEL SI È ARRESA SULLE QUOTE

Di Ornella del Guasto

Angela Merkel non è mai stata una sostenitrice delle quote rosa, commenta El Paìs, ma per la fine dell’anno, la Germania si accinge ad approvare una legge che obbliga le grandi imprese ad attribuire alle donne entro il 2016 almeno il 30% dei seggi nei Cda. Il progetto riguarda 180 grandi imprese tedesche che impiegano ciascuna un minimo di 2000 persone. Con questa decisione la Germania si allinea alla media di Francia e Italia che hanno optato per questa politica molto prima. La Cancelliera si è arresa a causa delle fortissime pressioni di Sigmar Gabriel, presidente del partito socialdemocratico, vicecancelliere e ministro dell’Economia e della Commissaria europea Viviane Reding.
In Germania ci sono 40 milioni di donne e non è davvero difficile trovare adeguate candidate per i Cda. Attualmente le donne occupano il 16% dei consigli di amministrazione, in linea con la media europea, la quale però varia enormemente tra paese e paese europeo: dal 27% della Finlandia al 3% dei Malta.
Il cambio di attitudine della Merkel è importante perché fino ad oggi con Gran Bretagna, Olanda, Repubblica Ceca, paesi Baltici, Ungheria e Malta, la Germania aveva optato per l’autodeterminazione e per il dialogo con le imprese scartando l’ipotesi dell’obbligo delle quote rosa. Alla prova dei fatti però questa strategia si è dimostrata fallimentare e la percentuale femminile nei vertici è avanzata pochissimo, meno di un punto percentuale all’anno dal 2003, facendo infuriare la Reding. Intanto vari studi, tra cui quello ponderoso della McKinsey nel 2009, hanno dimostrato come le imprese con maggiore equilibrio di genere ottengano risultati migliori. La questione della presenza femminile nei Cda quindi non è di giustizia ma di economia. D’altra parte, conclude El Paìs, le donne costituiscono il 50% delle laureate e non c’è motivo di disperdere questo potenziale di talento e formazione. Per cui la loro presenza ai vertici è nella logica delle cose.