Fondazione Marisa Bellisario

UN GIGANTESCO DILEMMA

di Margherita Boniver*

É sempre più difficile districarsi nel groviglio di fatti e notizie che ci arrivano dai fronti di guerre che più ci toccano da vicino: Ucraina e Medio Oriente. L’imprevista avanzata dei jihadisti che hanno conquistato Aleppo, la seconda città siriana, hanno riportato all’ onore delle cronache la guerra civile iniziata nel 2011. Un conflitto che ha provocato la morte di 500 mila persone e la fuga di quasi 10 milioni di profughi che hanno trovato rifugio in Turchia, Libano, Giordania, e, non dimentichiamolo, accolti dopo una decisione moralmente ineccepibile di Angela Merkel che aprì le porte della Germania a oltre un milione di rifugiati siriani. E che probabilmente le costarono la ricandidatura.

Ma oggi lo tsunami jihadista si intreccia col complicato fronte di guerra tra Israele e Hamas a Gaza e nel Libano del sud. Con l’Iran e i suoi proxies Hezbollah e le milizie sciite in azione contro lo Stato ebraico su più fronti, è decisamente più incerto l’ aiuto che latita per Hassad così come ha pesato l’incertezza iniziale della Russia solido protettore del despota di Damasco.

Oggi Aleppo, dove coesistono da secoli antiche comunità cristiane (latini,maroniti, caldei) sembra pietrificata ricordando tempi difficili consapevole che tutto può franare nel risiko dei combattimenti per il controllo dell’autostrada M5 che la collega a Damasco.

Così come è un rebus la posizione dei valorosi guerriglieri curdi, alleati degli americani in funzione anti Isis ma oggi a fianco dei ribelli in modalità anti Erdogan che al solito gioca su più tavoli contemporaneamente.

Un gigantesco dilemma questa ennesima fiammata nello scenario mediorientale che porterà inevitabilmente migliaia di nuovi profughi in cerca di qualche riparo.

Aspettando l’insediamento di Donald Trump, sembra sgretolarsi anche la determinazione iniziale di Zelensky che ha sempre parlato di recupero del territorio dominato dalla Russia fin dal 2014 e sottoposto a un referendum fasullo pochi mesi dopo l’inizio della “operazione speciale” che non è mai stato riconosciuto da gran parte della comunità internazionale. Il leader ucraino, con un realismo lodevole, riconosce la necessità di una rinnovata strategia per salvare il salvabile, congelare la richiesta del rientro di tutti i territori annessi da Putin inclusa la Crimea, una volta avviati i colloqui con il Cremlino. Trump in campagna elettorale aveva promesso uno stop alla guerra in “ventiquattro ore”, senza peraltro entrare nei dettagli, ma è palese che i quotidiani massicci attacchi contro le infrastrutture ucraine che lasciano milioni di cittadini al buio e al freddo stanno provocando danni inestimabili.

Zelensky chiede l’ingresso nella NATO dopo la fine delle ostilità anche se questo traguardo sembra oggi impossibile non solo per Putin che si opporrebbe con forza ma anche per gli americani che a partire da Biden assieme ad altri membri ha sempre espresso perplessità. Però la ormai leggendaria imprevedibilità di The Donald può riservare delle sorprese.

Infatti aspettando il fatidico insediamento del rieletto tycoon oggetto di una beatificazione anti litteram, si osserva tutto un riposizionarsi sui vari scenari. L’Europa tace o fa gli scongiuri, Israele spera in nuovi sostegni, Xi prepara nuove battaglie fiscali e strategiche, Putin non vede l’ora di prendere le misure, gli ucraini esausti pregano e sperano in un miracolo.

Così é se vi pare.

*già Ministro e Presidente Fondazione Bettino Craxi

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1 commento su “UN GIGANTESCO DILEMMA”

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