di Paola Cirilli*
Ogni donna conosce quella sensazione: un pensiero improvviso durante una doccia, quella lettera mai ricevuta o forse ignorata, una visita rimandata. La prevenzione oncologica non è solo un atto medico, è anche un atto emotivo. Ci mette di fronte alla nostra fragilità e, proprio per questo, richiede forza. Ma non sempre basta il coraggio: servono informazioni chiare, accesso rapido, strutture disponibili.
In Italia si registrano ogni anno oltre 390.000 nuove diagnosi di cancro (dato AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, 2023). Di queste, circa 185.000 riguardano donne. Il cancro al seno resta il più frequente: quasi 56.000 nuovi casi all’anno, ma è anche tra i più curabili, se individuato precocemente.
Eppure, solo il 43% delle donne aderisce allo screening. Al Sud, il dato precipita sotto il 30%. E non è solo una questione di numeri: è una questione di diritti negati.
I dati, non solo quelli relativi agli screening mammografici, evidenziano la necessità di interventi mirati per aumentare l’adesione agli screening oncologici femminili, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole.
Anche da questa urgenza nasce l’Osservatorio “Non Andarci Piano”, ideato da Cuiprodest con il patrocinio della LILT nazionale e il sostegno di aziende del settore, nel momento storico in cui l’Italia implementa il Piano Oncologico Nazionale.
Lo scopo è ambizioso e necessario: creare una mappa chiara degli screening oncologici attivi in ogni ASL, promuovere equità e accessibilità, formare un ponte tra il cittadino e le istituzioni.
Il portale www.nonandarcipiano.it, online da pochi mesi, ha già superato i 60.000 visitatori. Uno spazio semplice, utile, finalmente diretto. Non per sostituire, ma per affiancare la sanità pubblica, per renderla finalmente più vicina.
Ma “Non Andarci Piano” è anche un osservatorio che intende costituirsi come piattaforma di dialogo pubblico/privato sui temi dell’oncologia con la creazione di proposte di policy e l’organizzazione di momenti di confronto e di dibattito tra esperti e aziende, come avvenuto durante il roadshow che ha toccato Bari, Milano e Roma e che ha coinvolto tutti i keyplayers dell’oncologia in Italia.
La lotta al cancro non può più essere gestita come un’emergenza: serve un piano strutturato, multidisciplinare, ma anche un’azione culturale e due dei tre screening (seno, utero, colon) già disponibili per tutti i cittadini sono specifici per le donne.
Ogni volta che una donna sceglie di farsi controllare, ogni volta che riceve informazioni chiare, ogni volta che dice “lo faccio per me”, stiamo avanzando. E ogni volta che uno Stato si prende cura di tutte, senza differenze, corrobora la propria vocazione ad essere un Paese civile.
La prevenzione primaria – abitudini sane, alimentazione corretta, niente fumo – può ridurre del 40% l’incidenza dei tumori. Ma è con la diagnosi precoce che si può davvero cambiare il destino di una malattia: oggi, l’88% delle donne con tumore alla mammella è vivo e in remissione a cinque anni dalla diagnosi. Ne abbiamo parlato in Senato il 14 maggio con un parterre bipartisan di Senatrici come Tilde Minasi, Daniela Sbrollini, Elena Murelli, Ylenia Zambito e Beatrice Lorenzin e sappiamo quanto impegno ci sia da parte delle istituzioni affinché ognuna di noi possa prendersi cura di sé e mettersi al centro della propria attenzione.
La prevenzione non è solo un tema sanitario, ma una questione di giustizia sociale e di parità tra le donne di tutta Italia, significa scegliere di esserci, per sé e per chi ci sta accanto. Significa riconoscere il proprio valore.
Io, personalmente, non rimando più. E se c’è una cosa che ho imparato in questi mesi, è che la prevenzione è la più potente forma di libertà che possiamo regalarci, perché la prevenzione non è un’opzione: è il primo atto di libertà che ogni donna può (e deve) concedersi.
E proprio per questo, davvero, è necessario “Non Andarci Piano”.
*Partner di Cuiprodest e Responsabile dell’osservatorio sul Piano Oncologico Nazionale “Non Andarci Piano”